(Giacomo Gambassi - Avvenire) L’intellettuale Marynovych ha portato in Vaticano il grido delle famiglie con parenti detenuti di guerra. La visita nelle due capitali? «Per un pastore è auspicabile. Sulla scia della crisi di Cuba». Una manifestazione per chiedere la liberazione di soldati e civili ucraini fatti prigionieri dai russi. Quando papa Francesco era entrato nella saletta di Casa Santa Marta dove aveva scelto di ricevere la delegazione informale appena arrivata dall’Ucraina per un incontro “non ufficiale” sulla guerra, la sua prima frase aveva sorpreso tutti. «“Possiamo parlare quanto ci occorre”, aveva esordito. Parole che fin da subito testimoniavano inequivocabilmente come il Papa intendesse comprendere le peculiarità del conflitto e quale fosse la percezione ucraina di ciò che era, ed è, ancora in corso», ricorda Myroslav Marynovych. (...)