(a cura Redazione "Il sismografo") Le parole di mons. Georg Gänswein a chiusura del Prologo del suo libro, in libreria da domani ("Nient'altro che la verità"), spiegano con chiarezza al lettore lo scopo del volume. L'arcivescovo tedesco sgretario personale del Vescovo emerito di Roma, Joseph Ratzinger, scrive: "Queste pagine contengono una personale testimonianza della grandezza di un uomo mite, di un fine studioso, di un cardinale e di un Papa che ha fatto la storia del nostro tempo e che va ricordato come un faro di competenza teologica, di chiarezza dottrinale e di saggezza profetica. Ma sono anche un racconto di prima mano che cerca di far luce su alcuni aspetti incompresi del suo pontificato e di descrivere dall’interno il vero 'mondo vaticano' ".
Con riferimento ai suoi compiti accanto al Papa emerito nonché accanto a Papa Francesco mons. Gänswein precisa che gli hanno dato "l’opportunità di prendere parte a tutti i più importanti e storici eventi ecclesiali degli ultimi due decenni". Eventi che sono stati "momenti di gioia e delusione, entusiasmo e fatica si sono alternati. I problemi non sono certo mancati, basti pensare al dramma degli abusi sessuali nel clero o alle difficoltà con le finanze vaticane. Ma ci sono state anche esperienze molto belle e preziose che hanno reso manifesta una fede viva, soprattutto tra molti giovani nel mondo, che dà motivo di legittima speranza per il futuro della Chiesa."
Il Prologo si apre con queso racconto: "Quando, nel febbraio del 2003, il cardinale Joseph Ratzinger mi chiese di diventare il suo segretario privato, presentando il mio nuovo ruolo nella Congregazione per la
Dottrina della fede fece notare che entrambi eravamo solo “provvisori”. Dinanzi allo stupore del personale per questa descrizione alquanto strana, ci spiegò che intendeva rinunciare prima possibile alla responsabilità della Congregazione, dopo aver portato questo pesante fardello per ben due decenni. Questo veniva espresso con la parola “provvisorio”: lui sarebbe stato ancora prefetto per un breve periodo e di conseguenza io, per un medesimo tempo, il suo segretario. In realtà, quell’annunciata provvisorietà divenne una presenza stabile per molti anni, fino alla sua morte. Dal 1° marzo 2003 fui il suo segretario privato per i due anni successivi, mentre era ancora prefetto dell’ex Sant’Uffizio, fino alla morte di Papa Giovanni Paolo II nell’aprile del 2005. E lo sono rimasto poi per tutti i suoi otto anni di pontificato, fino alla rinuncia nel 2013, e anche successivamente, durante i restanti anni della sua vita come “Papa emerito”.
Con riferimento ai suoi compiti accanto al Papa emerito nonché accanto a Papa Francesco mons. Gänswein precisa che gli hanno dato "l’opportunità di prendere parte a tutti i più importanti e storici eventi ecclesiali degli ultimi due decenni". Eventi che sono stati "momenti di gioia e delusione, entusiasmo e fatica si sono alternati. I problemi non sono certo mancati, basti pensare al dramma degli abusi sessuali nel clero o alle difficoltà con le finanze vaticane. Ma ci sono state anche esperienze molto belle e preziose che hanno reso manifesta una fede viva, soprattutto tra molti giovani nel mondo, che dà motivo di legittima speranza per il futuro della Chiesa."
Il Prologo si apre con queso racconto: "Quando, nel febbraio del 2003, il cardinale Joseph Ratzinger mi chiese di diventare il suo segretario privato, presentando il mio nuovo ruolo nella Congregazione per la
Dottrina della fede fece notare che entrambi eravamo solo “provvisori”. Dinanzi allo stupore del personale per questa descrizione alquanto strana, ci spiegò che intendeva rinunciare prima possibile alla responsabilità della Congregazione, dopo aver portato questo pesante fardello per ben due decenni. Questo veniva espresso con la parola “provvisorio”: lui sarebbe stato ancora prefetto per un breve periodo e di conseguenza io, per un medesimo tempo, il suo segretario. In realtà, quell’annunciata provvisorietà divenne una presenza stabile per molti anni, fino alla sua morte. Dal 1° marzo 2003 fui il suo segretario privato per i due anni successivi, mentre era ancora prefetto dell’ex Sant’Uffizio, fino alla morte di Papa Giovanni Paolo II nell’aprile del 2005. E lo sono rimasto poi per tutti i suoi otto anni di pontificato, fino alla rinuncia nel 2013, e anche successivamente, durante i restanti anni della sua vita come “Papa emerito”.