(Matteo Matzuzzi, Il Foglio) Un prete bruciato vivo in Nigeria, 17 morti in un attentato in Congo. Il martirologio senza fine. Una settimana fa il discorso di Papa Francesco al Corpo diplomatico:
“Circa un terzo della popolazione mondiale vive in questa condizione.
Insieme alla mancanza di libertà religiosa, vi è anche la persecuzione
per motivi religiosi”. -- Padre Isaac Achi è stato ucciso, bruciato vivo, nella casa
parrocchiale della chiesa cattolica dei Santi Pietro e Paolo a
Kafin-Koro, in Nigeria. Un altro religioso, padre Collins Chimuanya
Omeh, è stato ferito mentre tentava di scappare. E’ l’ennesimo nome
iscritto nel martirologio dei nostri tempi, e ancora una volta è la
Nigeria a segnalarsi come terra dove essere cristiani, oggi, può costare
la vita. “A nome della Chiesa in Italia, esprimo le condoglianze al
popolo e alla Chiesa nigeriani, assicurando preghiere per padre Achi, il
cui sacrificio è un’ennesima testimonianza, fino al martirio, del
prezioso servizio che uomini e donne guidati dal Vangelo rendono alla
propria gente”, ha scritto in una nota il presidente della Cei, il
cardinale Matteo Zuppi. Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) ricordava nel
suo Rapporto che in un anno e mezzo, dal gennaio 2021 al giugno 2022,
oltre 7.600 cristiani sono stati uccisi e più di 5.200 sequestrati. Nel
2021 si sono registrati più di 400 attacchi a chiese e istituzioni
cristiane. Sempre secondo quanto documentato da Acs, la Nigeria detiene
nel 2022 il numero più alto di sacerdoti assassinati (quattro), di
rapimenti (28) di religiose rapite (sette).
L’Osservatore Romano ha titolato, nella sua edizione pomeridiana,
“Cristiani sotto attacco”. Nell’articolo in prima pagina, si legge: “Una
bomba o un incendio poco importa, perché il dato non cambia: nella
Repubblica democratica del Congo e in Nigeria, i cristiani sono al
centro di una spirale di violenza infinita”. Perché oltre alla Nigeria
c’è anche il Congo, dove si recherà in visita fra due settimane Papa
Francesco. Qui, in una zona al confine con l’Uganda, nel Nord Kivu, i
jihadisti hanno compiuto una strage di fedeli pentecostali riuniti in
preghiera. Almeno diciassette le vittime, con l’attentato che è stato
rivendicato dall’Iscap, il ramo africano dello Stato islamico.
Del prete bruciato vivo e della mattanza in una chiesa congolese, sui
grandi media occidentali s’è visto e letto poco. Quasi nulla. Perché la
Chiesa fa notizia quando si tratta di scavare nel torbido, di mettere
all’indice il vero o presunto abusatore (solitamente basta la notizia di
un’indagine per arrivare a rapide conclusioni, ovviamente
colpevoliste), di fare la conta degli abusi sessuali praticati negli
ultimi cinquanta, sessanta, settant’anni. Del martirio che da anni segna
intere regioni del pianeta, dal vicino e medio oriente devastato dal
passaggio dei tagliagole islamisti all’Africa subsahariana, fino al
Nicaragua della persecuzione politica, si sa poco più di niente.
Qualche notizia data dalle agenzie o da meritorie inchieste come quella
citata di Aiuto alla Chiesa che soffre. Per le migliaia di persone
uccise solo perché cristiane, non un moto d’indignazione.
“L’Africa ha bisogno di pace, pace vera, quale condizione basilare
per lo sviluppo democratico e socioeconomico”, ha scritto il cardinale
Zuppi, aggiungendo che “ai popoli del continente occorre assicurare,
anche con il sostegno della Comunità internazionale, una convivenza
pacifica, una vita dignitosa e un futuro nel pieno rispetto dei diritti
umani e della libertà religiosa”. Proprio di libertà religiosa aveva
parlato il Papa davanti al Corpo diplomatico: “La pace esige anche che
sia riconosciuta universalmente la libertà religiosa. E’ preoccupante
che ci siano persone che vengono perseguitate solo perché professano
pubblicamente la loro fede e sono molti i paesi in cui la libertà
religiosa è limitata. Circa un terzo della popolazione mondiale vive in
questa condizione. Insieme alla mancanza di libertà religiosa, vi è
anche la persecuzione per motivi religiosi. Non posso non menzionare,
come alcune statistiche dimostrano, che un cristiano ogni sette viene
perseguitato.