venerdì 9 dicembre 2022

Vaticano
Il Vaticano parla di "aggressione della Russia all’Ucraina" che definisce "Paese aggredito". Espressioni inedite in quasi 10 mesi

(L.B., R.C. - a cura Redazione "Il sismografo")
Seppure in un comunicato stampa, per la prima volta in assoluto, la Santa Sede annunciando una importante riflessione sulla pace per mettere fine alla guerra russa in Ucraina, usa parole inedite nella posizione ufficiale e pubblica del Vaticano. Nel comunicato si legge: "La guerra scoppiata nel cuore dell’Europa con l’aggressione della Russia all’Ucraina continua senza sosta con pesantissime conseguenze per la popolazione del Paese aggredito che affronta l’inverno sotto i bombardamenti non potendo più contare su tante infrastrutture distrutte." Il comunicato annuncia un incontro con il patrocinio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per riflettere su: "L’Europa e la guerra. Dallo spirito di Helsinki alle prospettive di pace." Al riguardo il Presidente sempre ha espresso posizioni di condanna della guerra della Russia di Putin chiare, puntuali e ferme.
 "Un evento promosso dall’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede in collaborazione con la rivista di geopolitica Limes e i Media vaticani. Alla presenza del Presidente della Repubblica", si legge nel comunicato.
L'oratore principale dell'evento sarà il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin che, con ogni probabilità, porterà anche il saluto di Papa Francesco. L'iniziativa sembra un altro passo del percorso che, dall'inizio della guerra russa contro l'Ucraina la diplomazia vaticana e soprattutto il Pontefice, hanno corretto gradualmente rispetto alle posizioni delle prime settimane del conflitto quando si voleva far passare l'idea dell'equidistanza o equivicinanza pur consapevole che la controversia non era e non è tra due popoli, russo e ucraino, bensì tra la nazione e il popolo dell'Ucraina e l'oligarchia corrotta del Cremlino.
Il prossimo 24 dicembre saranno passati 10 mesi dalla notte in cui cominciò l'aggressione armata della Russia di Vladimir Putin contro l'Ucraina. Poche ore dopo si capì che il Vaticano e i media della Santa Sede avevano scelto di censurare alcune parole: invasione, aggressione, Putin e Russia. Per 50 ore il Vaticano non pronunciò una sola parola ufficiale su quanto stava accadendo. Si preferì parlare con un gesto tuttora ritenuto poco felice e ambiguo e nonché l'inizio di numerosi altri errori: la visita di Papa Francesco, molto sofferente perché colpito da una severa gonalgia, alla sede dell'ambasciata russa presso la Santa Sede. Allora l’ossessione di alcuni ambienti vaticani e di consiglieri esterni era quella di trovare per la Sede Apostolica un ruolo di mediatore che, da subito, è apparso impossibile tenendo conto dei poteri in gioco da Pechino a Washington passando per Bruxelles.
Nell'Angelus del 27 febbraio Papa Francesco parlò solo di "guerra". Poi, gradualmente, in oltre 105 interventi pubblici il Pontefice ha corretto molte posizioni e anche il suo linguaggio è cambiato. Più di una volta il Papa ha provato a spiegare il perché non ha voluto usare le parole Russia e Putin e perché non ha mai affrontato la questione centrale dell'aggredito e dell'aggressore. Alle parole "aggressione/invasione" Papa Francesco non ha, fino ad oggi, dato un contesto storico preciso individuando colpevoli e non colpevoli.
Il Comunicato stampa vaticano di oggi anticipa altre correzioni del percorso?