(Franca Giansoldati, Il Messaggero) Parolin ha riferito che dal colloquio con Macron
ha rilevato la preoccupazione del presidente francese per «i pochi
segni di apertura» da parte di Mosca e Kiev. -- «E' positivo che ci sia una apertura generica di questo tipo, e si può
anche concretizzare tenendo conto di tutti gli aspetti. Significa che
c'è disponibilità a parlare. Mi pare un passaggio in avanti rispetto a
qualche giorno fa» ha commentato il cardinale Pietro Parolin, segretario
di Stato vaticano a proposito della risposta che è arrivata dal
portavoce del Cremlino Peskov sulla richiesta fatta dal presidente
francese Macron a Papa Francesco di telefonare a Putin e al presidente
americano Biden. Peskov parlando ai giornalisti stamattina ha ribadito
che Putin non è contrario al coinvolgimento degli Stati Uniti e di papa
Francesco nella ricerca di una soluzione per la crisi ma sottolinea
l'esistenza in Ucraina di un quadro normativo che di fatto ostacola i
negoziati con la Russia. Il riferimento riguarda il decreto firmato
qualche tempo fa da Zelensky - che attua la decisione del Consiglio
Nazionale di Sicurezza ucraino - sulla impossibilità di tenere colloqui
con Putin.
Parolin ha riferito che dal colloquio con Macron ha rilevato la
preoccupazione del presidente francese per «i pochi segni di apertura»
da parte di Mosca e Kiev. «Macron ha ribadito questi concetti
aggiungendo che occorre trovare la maniera di uscire da questa
situazione. Ha anche aggiunto che era contento di aver parlato con il
Papa».
Siete riusciti in Vaticano a parlare con il presidente Biden?
«No,
non siamo riusciti a parlare con lui. Gli abbiamo mandato però il
messaggio di pace del Papa, l'appello che ha fatto quando ha chiesto ai
russi di fermare la guerra, a Zelenski di accettare proposte di pace e
alla comunità internazionale di facilitare il percorso, ma non abbiamo
avuto risposte».
Una situazione senza sbocco?
«Bisogna
trovare la maniera giusta, bisogna cercare il modo in cui tutti possano
riconoscersi in qualche soluzione. Bisogna trovare il modo di offrire a
tutti una possibilità di parlarsi, ma prima di tutto dovrebbe finire la
guerra, dovrebbero tacere le armi e poi russi e ucraini si potranno
parlare».
Chi potrebbe attivare un percorso virtuoso in questa fase?
«Vediamo
se riesce la comunità internazionale, non so chi riesca a concretizzare
qualcosa. In ogni caso è un segnale positivo (la risposta arrivata da
Mosca ndr). Noi siamo sempre disponibili».
Dalle informazioni che avete in Vaticano qualcuno potrebbe sganciare davvero la bomba atomica?
«Questo
non saprei dirlo, ci sono minacce, ma anche su questo ci sono molte
interpretazioni: c'è chi dice che sia un bluff, per impressionare. Altri
dicono che al contrario sono minacce reali ma noi speriamo che non
siano tali, tuttavia quando si avvia la guerra sappiamo che si può
allargare e non si sa mai dove possa finire. Questa è la mia
preoccupazione. Senza volerlo ci si potrebbe trovare in certe situazioni
incontrollabili».