venerdì 30 settembre 2022

Germania
Testo della risposta scritta del Cardinale Koch a mons. Bätzing

(a cura Redazione "Il sismografo")
«Nell’intervista mi è stata posta la domanda che si sente ripetere “che ci sono presumibilmente nuove fonti di rivelazione”: “Lo spirito del tempo e – lo chiamerò così – il sentimento giocano ovviamente un ruolo. Si può cambiare l’insegnamento della Chiesa in questo modo?”. Ho cercato di rispondere anche a questa domanda formulata in senso generale. È stato importante per me ricordare la Dichiarazione teologica di Barme in questo contesto, perché la considero importante ancora oggi, anche per ragioni ecumeniche. Per rendere il contenuto comprensibile a chi legge, ho dovuto annotare brevemente a cosa rispondeva questa dichiarazione. Nel farlo, non ho in alcun modo paragonato il Cammino Sinodale con la mentalità dei “cristiani tedeschi”, né ho voluto farlo. Così come i cosiddetti “cristiani tedeschi” – grazie a Dio – non intendevano tutti i cristiani tedeschi, con la mia affermazione non avevo in mente tutti i membri del Sinodo, ma solo quei cristiani che rappresentano l’affermazione formulata nella domanda. E spero di poter continuare a ritenere che questa affermazione non sia l’opinione del Cammino Sinodale.
Per evitare un possibile fraintendimento, che però ora si è verificato con mio rammarico, ho aggiunto un secondo paragrafo, che riporto qui integralmente, perché per me è il più importante: “La fede cristiana deve essere sempre interpretata in modo fedele alle sue origini e al tempo stesso al passo con i tempi. La Chiesa è quindi certamente obbligata a prendere atto dei segni dei tempi e a prenderli sul serio. Ma non sono nuove fonti di rivelazione. Nel processo a tre fasi della conoscenza fedele – vedere, giudicare e agire – i segni dei tempi appartengono al vedere e non al giudicare, accanto alle fonti della rivelazione. Mi sfugge questa necessaria distinzione nel testo di orientamento del .” Solo in questo contesto ho formulato una critica al testo di orientamento, ma non ho criticato in alcun modo il cammino sinodale con un paragone nazista. Quando il vescovo Bätzing ha affermato nella conferenza stampa che i segni dei tempi sono “fonti di conoscenza e per lo sviluppo della dottrina”, allora posso certamente essere d’accordo con lui. Ma le fonti di conoscenza sono qualcosa di diverso dalle “fonti di rivelazione” – a parte il fatto che considero questo termine di per sé molto problematico. E allora si pone subito l’ulteriore questione di quali “segni dei tempi” siano assunti come fonti di conoscenza e con quale interesse.
A questo proposito, percepisco questioni aperte nel “Testo di orientamento” e in altri testi del “Cammino sinodale”. E in questo senso non sono solo. Chiunque legga il secondo supplemento del “Tagespost”, ad esempio, noterà che domande simili sono poste al “Testo di orientamento” da uno studioso dell’Antico Testamento, un dogmatico, un teologo pratico e un filosofo, tutti professori universitari di merito. Quindi il mio commento critico non può essere semplicemente l’espressione di una teologia completamente sbagliata.
Non era assolutamente mia intenzione ferire qualcuno. Ho semplicemente pensato che anche oggi possiamo imparare dalla storia, anche molto difficile. Come dimostra la forte reazione del vescovo Bätzing e di altri, devo rendermi conto retrospettivamente di aver fallito in questo tentativo. E devo constatare che i ricordi di fenomeni e avvenimenti dell’epoca nazionalsocialista sono ovviamente tabù in Germania. A coloro che si sentono feriti da me, chiedo scusa e assicuro che non era e non è mia intenzione farlo.
Tuttavia, non posso ritirare la mia domanda critica. Non l’ho sollevata per “pura paura che qualcosa si muova” e non con l’intenzione di “delegittimare”, come mi accusa il vescovo Bätzing, ma per la preoccupazione teologica per il futuro della Chiesa in Germania. Dietro la mia domanda c’è la questione ben più fondamentale di cosa si intenda per “rivelazione”. Non vedo questa questione sufficientemente chiarita nei testi del Cammino Sinodale. Sarei grato se questa importante questione fosse sottoposta a ulteriori chiarimenti teologici».