martedì 9 agosto 2022

Vaticano
Dichiarazioni del cardinale Pietro Parolin che profilano un viaggio del Papa a Kyiv. Precisazioni rilevanti da parte della Santa Sede. Quello fra Roma e Mosca è un «dialogo difficile, che procede a piccoli passi e che conosce anche fasi altalenanti»

L’incontro a Gerusalemme tra Papa Francesco e il patriarca Kirill è stato sospeso perché «non sarebbe stato capito e il peso della guerra in corso l’avrebbe troppo condizionato».
(a cura Redazione "Il sismografo") Nell'importante intervista rilasciata alla rivista "Limes" dal cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Papa Francesco, il porporato sulla guerra russa contro l'Ucraina ribadisce concetti già espressi e aggiunge altre precisazioni che permettono di pensare che tra la Santa Sede e le autorità ucraine si stanno superando alcune incomprensioni e che dunque la visita del Pontefice alla capitale ucraina è sempre più plausibile.
Ecco alcuni stralci dell'intervista in cui si parla a lungo sull'aggressione della Federazione Russa all'Ucraina così come vengono presentati dal sito Vatican News (Radio Vaticana):
*** La pace sempre una priorità
... La bussola da seguire è e sarà una: il Vangelo. «Annuncio di pace, promessa e dono di pace – spiega il cardinale Parolin – tutte le sue pagine ne sono piene. La invocano gli angeli al momento della nascita di Gesù a Betlemme. La augura Egli stesso ai suoi appena risorto. La Chiesa segue l’esempio del suo Signore: crede nella pace, lavora per la pace, lotta per la pace, testimonia la pace e cerca di costruirla. In questo senso è pacifista». E, in quanto al ricorso alle armi, Parolin precisa che «il catechismo della Chiesa cattolica prevede la legittima difesa. I popoli hanno il diritto di difendersi, se attaccati. Ma questa legittima difesa armata va esercitata all’interno di alcune condizioni che lo stesso catechismo enumera: che tutti gli altri mezzi per porre fine all’aggressione si siano dimostrati impraticabili o inefficaci; che vi siano fondate ragioni di successo; che l’uso delle armi non provochi mali e disordini più gravi di quelli da eliminare».
*** La voce del Papa
Ecco, l’uso delle armi. Sproporzionato e sconsiderato. In moltissime parti del mondo. Perché, come sottolinea il cardinale Parolin nell’intervista a Limes, «la guerra inizia nel cuore dell’uomo. Ogni insulto sanguinoso allontana la pace e rende più difficile qualsiasi negoziato». Il Papa lo ripete spesso nei suoi appelli. Eppure, osserva il segretario di Stato, «la voce del papa, spesso, è vox clamantis in deserto («una voce che grida nel deserto»). È voce profetica, di lungimirante profezia. È come un seme gettato, che ha bisogno di un terreno fertile per portare frutto. Se gli attori principali del conflitto non prendono in considerazione le sue parole, purtroppo, non succede nulla, non si ottiene la fine dei combattimenti».
*** La mediazione, perché?
«Pure oggi – continua Parolin – nella tragica vicenda ucraina, non sembra emergere al momento disponibilità a intavolare reali negoziati di pace e ad accettare l’offerta di una mediazione super partes. Come è evidente, non è sufficiente che una delle parti lo proponga o lo ipotizzi in via unilaterale, ma è imprescindibile che entrambe esprimano la loro volontà in questo senso. Ancora una volta… vox clamantis in deserto. Ma le parole del Papa restano comunque una testimonianza di altissimo valore, che incide in tante coscienze, rendendo più consapevoli gli uomini che la pace, e la guerra, iniziano nei nostri cuori e che tutti siamo chiamati a dare il nostro contributo per promuovere la prima ed evitare la seconda».
*** Fermare le armi e fare una pace giusta
Sollecitato dalle domande degli interlocutori, in riferimento all’Ucraina Parolin riconosce «la possibilità di un salto negativo verso la congiunzione dei pezzi in un conflitto mondiale vero e proprio. Credo che noi non siamo ancora in grado di prevedere o calcolare le conseguenze di quanto sta accadendo. Migliaia di morti, città distrutte, milioni di sfollati, l’ambiente naturale devastato, il rischio di carestia per la mancanza di grano in tante parti del mondo, la crisi energetica… Come è possibile che non si riconosca che l’unica risposta possibile, l’unica via praticabile, l’unica prospettiva percorribile è quella di fermare le armi e promuovere una pace giusta e duratura?»
*** Dialogare con Mosca possibile e necessario ma difficile
Proprio sulla possibilità di un viaggio di Papa Francesco nei Paesi in conflitto nell’Europa orientale, il Segretario di Stato precisa che il desiderio più grande del pontefice, «e quindi la sua priorità», è che «attraverso i suoi viaggi si possa giungere a un beneficio concreto. In quest’ottica, egli ha detto di volersi recare a Kiev per portare conforto e speranza alle popolazioni colpite dalla guerra. Allo stesso modo, ha annunciato la sua disponibilità di viaggiare anche a Mosca, in presenza di condizioni che siano veramente utili alla pace». Parolin ha poi osservato che quello fra Roma e Mosca è un «dialogo difficile, che procede a piccoli passi e che conosce anche fasi altalenanti», ma «non si è interrotto». L’incontro a Gerusalemme tra Papa Francesco e il patriarca Kirill è stato sospeso perché «non sarebbe stato capito e il peso della guerra in corso l’avrebbe troppo condizionato».