(a cura Redazione "Il sismografo") Una delle ultime risposte del Papa nel corso della conferenza stampa rientrando da Iqaluit, Canada, oggi, durante la notte in Europa, indirizzata a Claire Giangrave (RELIGION NEWS SERVICE) ha toccato la questione degli anticoncezionali nella dottrinale della morale sessuale della Chiesa. La domanda èra stata posta così: "Molti cattolici, ma anche molti teologi, credono che sia necessario uno sviluppo nella dottrina della Chiesa per quanto riguarda gli anticoncezionali. Sembrerebbe che anche il suo predecessore, Giovanni Paolo I, pensasse che un divieto totale magari necessitasse di una riconsiderazione. Lei cosa pensa al riguardo, nel senso: è aperto, insomma ad una rivalutazione in questo senso? O esiste una possibilità per una coppia di considerare gli anticoncezionali?"
La risposta del Santo Padre:
"Questa è una cosa molto puntuale. Ma sappiate che il dogma, la morale, è sempre in una strada di sviluppo, ma in uno sviluppo nello stesso senso. Per utilizzare una cosa che è chiara, credo che l’ho detto altre volte qui: per lo sviluppo teologico di una questione morale o dogmatica, c’è una regola che è chiarissima e illumina. È quello che ha fatto Vincenzo di Lerins nel secolo X più o meno. Dice che la vera dottrina per andare avanti, per svilupparsi, non deve essere quieta, si sviluppa ut annis consolidetur, dilatetur tempore, sublimetur aetate. Cioè si consolida con il tempo, si dilata e si consolida e viene più ferma ma sempre progredendo. È per questo che il dovere dei teologi è la ricerca, la riflessione teologica, non si può fare teologia con un “no” davanti. Poi sarà il Magistero a dire no, sei andato oltre, torna, ma lo sviluppo teologico deve essere aperto, i teologi (ci) sono per questo. E il Magistero deve aiutare a capire i limiti. Sul problema dell’anticoncezionale, so che è uscita una pubblicazione su questo tema e su altri temi matrimoniali. Questi sono gli atti di un congresso e in un congresso ci sono le ponenze, poi discutono fra loro e fanno le proposte. Dobbiamo essere chiari: questi che hanno fatto questo congresso hanno fatto il loro dovere, perché hanno cercato di andare avanti nella dottrina, ma in senso ecclesiale, non fuori, come ho detto con quella regola di san Vincenzo di Lerins. Poi il Magistero dirà, sì va bene o non va bene. Ma tante cose sono chiamate. Pensa tu per esempio alle armi atomiche: oggi ho ufficialmente dichiarato che l’uso e il possesso delle armi atomiche è immorale. Pensa alla pena di morte: oggi posso dire che siamo vicini all’immoralità lì, perché la coscienza morale si è sviluppata bene. Per essere chiaro: quando il dogma o la morale si sviluppano, sta bene, ma in quella direzione, con le tre regole di Vincenzo di Lerins. Credo che questo sia molto chiaro: una Chiesa che non sviluppa in senso ecclesiale il suo pensiero è una Chiesa che va indietro, e questo è il problema di oggi, di tanti che si dicono tradizionali. No, no, non sono tradizionali, sono “indietristi”, vanno indietro, senza radici: sempre è stato fatto così, nel secolo scorso è stato fatto così. E l’“indietrismo” è un peccato perché non va avanti con la Chiesa. Invece la tradizione diceva qualcuno - credo che l’ho detto in uno dei discorsi – la tradizione è la fede viva dei morti, invece questi “indietristi” che si dicono tradizionalisti, è la fede morta dei viventi. La tradizione è proprio la radice, l’ispirazione per andare avanti nella Chiesa, e sempre questa è verticale. E l’“indietrismo” è andare indietro, è sempre chiuso. È importante capire bene il ruolo della tradizione, che è sempre aperta, come le radici dell’albero, e l’albero cresce... Un musicista aveva una frase molto bella: Gustav Mahler, diceva che la tradizione in questo senso è la garanzia del futuro, non è un pezzo da museo. Se tu concepisci la tradizione chiusa, questa non è la tradizione cristiana… sempre è il succo delle radici che ti porta avanti, avanti, avanti. Per questo, per quello che tu dici, pensare e portare avanti la fede e la morale, ma mentre va nella direzione delle radici, del succo, va bene. Con queste tre regole di Vincenzo di Lerins che ho menzionato."
La risposta del Santo Padre:
"Questa è una cosa molto puntuale. Ma sappiate che il dogma, la morale, è sempre in una strada di sviluppo, ma in uno sviluppo nello stesso senso. Per utilizzare una cosa che è chiara, credo che l’ho detto altre volte qui: per lo sviluppo teologico di una questione morale o dogmatica, c’è una regola che è chiarissima e illumina. È quello che ha fatto Vincenzo di Lerins nel secolo X più o meno. Dice che la vera dottrina per andare avanti, per svilupparsi, non deve essere quieta, si sviluppa ut annis consolidetur, dilatetur tempore, sublimetur aetate. Cioè si consolida con il tempo, si dilata e si consolida e viene più ferma ma sempre progredendo. È per questo che il dovere dei teologi è la ricerca, la riflessione teologica, non si può fare teologia con un “no” davanti. Poi sarà il Magistero a dire no, sei andato oltre, torna, ma lo sviluppo teologico deve essere aperto, i teologi (ci) sono per questo. E il Magistero deve aiutare a capire i limiti. Sul problema dell’anticoncezionale, so che è uscita una pubblicazione su questo tema e su altri temi matrimoniali. Questi sono gli atti di un congresso e in un congresso ci sono le ponenze, poi discutono fra loro e fanno le proposte. Dobbiamo essere chiari: questi che hanno fatto questo congresso hanno fatto il loro dovere, perché hanno cercato di andare avanti nella dottrina, ma in senso ecclesiale, non fuori, come ho detto con quella regola di san Vincenzo di Lerins. Poi il Magistero dirà, sì va bene o non va bene. Ma tante cose sono chiamate. Pensa tu per esempio alle armi atomiche: oggi ho ufficialmente dichiarato che l’uso e il possesso delle armi atomiche è immorale. Pensa alla pena di morte: oggi posso dire che siamo vicini all’immoralità lì, perché la coscienza morale si è sviluppata bene. Per essere chiaro: quando il dogma o la morale si sviluppano, sta bene, ma in quella direzione, con le tre regole di Vincenzo di Lerins. Credo che questo sia molto chiaro: una Chiesa che non sviluppa in senso ecclesiale il suo pensiero è una Chiesa che va indietro, e questo è il problema di oggi, di tanti che si dicono tradizionali. No, no, non sono tradizionali, sono “indietristi”, vanno indietro, senza radici: sempre è stato fatto così, nel secolo scorso è stato fatto così. E l’“indietrismo” è un peccato perché non va avanti con la Chiesa. Invece la tradizione diceva qualcuno - credo che l’ho detto in uno dei discorsi – la tradizione è la fede viva dei morti, invece questi “indietristi” che si dicono tradizionalisti, è la fede morta dei viventi. La tradizione è proprio la radice, l’ispirazione per andare avanti nella Chiesa, e sempre questa è verticale. E l’“indietrismo” è andare indietro, è sempre chiuso. È importante capire bene il ruolo della tradizione, che è sempre aperta, come le radici dell’albero, e l’albero cresce... Un musicista aveva una frase molto bella: Gustav Mahler, diceva che la tradizione in questo senso è la garanzia del futuro, non è un pezzo da museo. Se tu concepisci la tradizione chiusa, questa non è la tradizione cristiana… sempre è il succo delle radici che ti porta avanti, avanti, avanti. Per questo, per quello che tu dici, pensare e portare avanti la fede e la morale, ma mentre va nella direzione delle radici, del succo, va bene. Con queste tre regole di Vincenzo di Lerins che ho menzionato."