lunedì 14 febbraio 2022

Vaticano
Sarebbe imminente la riforma della Congregazione per la Dottrina della Fede. Si prevede un ridimensionamento drastico del dicastero che con strutture e nomi diversi esiste da quasi mezzo millennio

(L.B. , R.C. - a cura Redazione "Il sismografo")
Se si conferma prossimamente l'anticipazione di Messa in Latino, sito di cattolici  tradizionalisti che in passato ha fornito importanti indizi su diverse questioni, Papa Francesco prima di pubblicare la nuova Costituzione Apostolica (Praedicate Evangelium), in elaborazione da oltre 8 anni, sarebbe intenzionato a promulgare un nuovo Motu Proprio (sino ad oggi ne ha firmato 47) per riformare la Congregazione per la Dottrina della Fede, concentrando i suoi compiti in due sezioni: una dottrinale e un'altra disciplinare. La 'filosofia' della riforma, secondo confermano fonti vaticane consultate dopo quanto scritto da Messa in Latino, sarebbe quella di un ridimensionamento drastico dell'importante dicastero che in passato - per oltre 350 anni - fu guidato dal Pontefice stesso. Come ha fatto capire diverse volte lo stesso Papa Francesco, il baricentro del governo della Chiesa universale dovrebbe essere la missionarietà, l'evangelizzazione, la sinodalità, e non le strutture che guidano dall'alto scaricando sul "santo Popolo di Dio" il peso dell'autorevolezza dottrinale o delle norme disciplinari, autorità esercitata per secoli anche con l’uso della pena di morte e della tortura come si ricorda spesso quando si parla della "Santa Inquisizione".
Ci sembra di capire che questi elementi sono la sostanza dell'espressione che da un paio di anni il Santo Padre usa sovente: "rigidità". Proprio ieri, durante l'allocuzione prima dell'Angelus, il Papa ha osservato che il discepolo di Gesù “è una persona umile, aperta, aliena dai pregiudizi e dalle rigidità. (...) Possiamo allora chiederci: io – ognuno di noi – ho la disponibilità del discepolo? O mi comporto con la rigidità di chi si sente a posto, di chi si sente per bene, di chi si sente già arrivato? Mi lascio “scardinare dentro” dal paradosso delle Beatitudini, o rimango nel perimetro delle mie idee?"
Nel 2020 Papa Francesco fece un riassunto molto chiaro di quanto ha in mente ogni qualvolta usa la parola "rigidità", parola che secondo il Pontefice "ci allontana dalla saggezza di Gesù; ti toglie la libertà. E tanti pastori fanno crescere questa rigidità nelle anime dei fedeli, e questa rigidità non ci fa entrare dalla porta di Gesù. È più importante osservare la legge come è scritta o come io la interpreto, che è la libertà di andare avanti seguendo Gesù?». Poi Francesco raccontò un aneddoto molto pedagogico: «Ricordo una volta che entravo in parrocchia e una signora – una buona signora – mi si avvicinò e disse: “Padre, un consiglio…”. “Dica”. “La settimana scorsa, sabato, non ieri, l’altro sabato, siamo andati in famiglia a un matrimonio: era con la Messa. Era sabato pomeriggio, e abbiamo pensato che con questa Messa avevamo compiuto il precetto domenicale. Ma poi, tornando a casa, ho pensato che le Letture di quella Messa non erano quelle della domenica. E così mi sono accorta che sono in peccato mortale, perché la domenica non sono andata perché sono andata sabato, ma a una Messa che non era vera, perché le Letture non erano vere”. Quella rigidità… E quella signora apparteneva a un movimento ecclesiale». 
(Omelia – Santa Marta – 5 maggio 2020 - "Atteggiamenti che impediscono di conoscere Cristo")
Cenni storici
Ciò che oggi si chiama "(Sacra) Congregazione per la Dottrina della Fede", che fino ad oggi in quasi mezzo millennio ha attraversato diverse tappe, venne istituita nel 1542 e cioè 480 anni fa da Papa Paolo III (Alessandro Farnese) con il nome di "Santa Inquisizione". A presiederla per primo fu il Cardinale Gian Pietro Carafa (1542 - 1555) eletto poi Papa con il nome di Paolo IV. Nel 1908, dopo 366 anni, la "Santa Inquisizione" venne rinominata "Sant'Uffizio" da Papa san Pio X. Infine nel 1965, Papa Paolo VI, dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II, adottò per il dicastero un nuovo nome: "(Sacra) Congregazione per la dottrina della Fede".
Questo dicastero, il più importante  negli ultimi secoli della vita della Chiesa Cattolica, dal 1542 al 1602 fu presieduto da un ecclesiastico con il titolo di "Grande inquisitore". Poi, nell'arco di 363 anni - dal 1602 al 1965 - subentrò un responsabile operativo, chiamato Segretario, poiché a capo del dicastero vi era il Papa stesso. Dal 1965 ad oggi si sono succeduti 6 Prefetti (denominazione data da Paolo VI nel 1965 al Capo del dicastero).
D'allora la Congregazione è articolata in 4 uffici o sezioni: Ufficio dottrinale, Ufficio disciplinare, Ufficio matrimoniale e Ufficio "Sezione IV" [1]
La Costituzione Pastor Bonus di Giovanni Paolo II sostanzialmente non modificò nulla rispetto alla riforma montiniana del 1965. [2]
Joseph Ratzinger, per volere di Papa Wojtyla, fu Prefetto di questa Congregazione tra il 25 novembre 1981 e il 2 aprile 2005, quando diventò Papa Benedetto XVI. Proprio in questi giorni alcuni studiosi hanno ricordato che l'allora arcivescovo Ratzinger lasciò l'arcidiocesi di Monaco-Frisinga quando aveva 800 dipendenti e in Vaticano, nella Congregazione per la Dottrina della Fede, 40 anni fa, ne trovò solo una trentina tra sacerdoti, religiosi e laici.
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[1] Si occupa di quanto era della competenza della Pontificia commissione "Ecclesia Dei", cancellata il 17 gennaio 2019, si occupava dei rapporti con tutti gli Istituti legati alla celebrazione della liturgia romana secondo l'usus antiquior (forma extraordinaria del rito romano).
Lettera Apostolica in forma di Motu proprio circa la Pontificia Commissione "Ecclesia Dei" - Sala stampa della Santa Sede, 17 gennaio 2019. (Fonte)
[2] Congregazione della Dottrina della Fede nella Costituzione Pastor Bonus di Giovanni Paolo II
Articolo 48
Compito proprio della Congregazione della Dottrina della Fede è di promuovere e di tutelare la dottrina sulla fede ed i costumi in tutto l'orbe cattolico: è pertanto di sua competenza tutto ciò che in qualunque modo tocca tale materia.
Articolo 49
Nell'adempiere il suo compito di promuovere la dottrina, essa favorisce gli studi volti a far crescere l'intelligenza della fede e perché, ai nuovi problemi scaturiti dal progresso delle scienze o della civiltà si possa dare risposta alla luce della fede.
Articolo 50
Essa è di aiuto ai Vescovi, sia singoli che riuniti nei loro organismi, nell'esercizio del compito per cui sono costituiti come autentici maestri e dottori della fede e per cui sono tenuti a custodire e a promuovere l'integrità della medesima fede.