lunedì 4 ottobre 2021

Vaticano
Perché se Papa Francesco dice che nei processi della giustizia vaticana ora sono possibili le "testimonianze registrate", nel caso del card. Becciu i Promotori non vogliono depositare le registrazioni audio-video delle dichiarazioni di Alberto Perlasca? Riprende domani il processo in Vaticano

Mons. Alberto Perlasca
Papa Francesco nell'intervista con la Cope, catena radiofonica cattolica spagnola, ha detto: "Da tre anni si sta cercando di far sì che la giustizia divenga più indipendente, con i mezzi tecnici, anche con dichiarazioni di testimonianze registrate, le cose tecniche attuali, nomine di giudici nuovi, del pubblico ministero nuovo... e tutto ciò ha portato avanti le cose".
(L.B. - R.C. - a cura Redazione "Il sismografo") Il processo contro il cardinale "Becciu + 9", che riprende domani 5 ottobre, avrà numerosi centri di gravità e forse il più importante riguarderà i capi d'imputazione contro il porporato sardo, Giovanni Angelo Becciu. Queste accuse, secondo quanto è emerso nella prima udienza del 27 luglio scorso, e poi il 9 agosto nelle risposte dei due Promotori alle richieste preliminari degli avvocati della difesa degli imputati e autorizzate dal Presidente del Tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone, girano tutte attorno alla 'prova regina' e cioè alle valanghe di dichiarazioni di mons. Alberto Perlasca - in passato capo amministrativo della Segreteria di Stato, e ora pentito? dissociato? testimone di giustizia? - con le quali, in diversi interrogatori, avrebbe "rivelato" le presunte colpe e responsabilità del cardinale Becciu nell'affaire immobiliare di Londra. Non è chiaro ancora perché Perlasca, uno degli artefici di questa operazione, sia diventato durante l'inchiesta una persona innocente, estranea alla vicenda e per di più l'accusatore più importante. Qualcuno dovrebbe chiarire questo passaggio con assoluta trasparenza altrimenti l'intero processo potrebbe avere esiti devastanti per la Santa Sede. Questi interrogatori sono stati ripresi usando un supporto audio video (nei documenti del Tribunale si parla di "file audio - audio video") e poi trascritti dai Promotori e usati per dare fondamento e consistenza ai capi d'imputazione. Il 9 agosto, i due Promotori in un documento di 8 cartelle da loro firmato e depositato presso il Tribunale unico vaticano, si oppongono a consegnare questo materiale sia al Presidente del Tribunale sia alla difesa e all'accusato. Le ragioni di questa opposizione, come si legge nel documento, sono sconcertanti e soprattutto molto discutibili. (Testo del Provvedimento del 9 agosto)
Fino a domani, martedì 5, la 'prova regina' nel processo sarà sempre una registrazione (audio e audio-video) che i Promotori, invece, non vogliono consegnare per una verifica e un controllo della totale autenticità delle trascrizioni. E' il minimo che si può chiedere in un processo giusto e trasparente.
E perché torniamo su questa delicatissima questione che già abbiamo sottolineato in questi mesi ?
Perché sulla questione, tre settimane dopo che i Promotori depositassero le loro riposte alle richieste dei defensori degli accusati (9 agosto), Papa Francesco nell'intervista rilasciata alla Cope ha sottolineato  che è da tre anni che lavora per fare che la "giustizia vaticana sia sempre più indipendente, affinché abbia più mezzi tecnici, incluse le dichiarazioni registrate, più giudici e pubblici ministeri ..."
La questione delle "dichiarazioni registrate" di cui ha parlato il Santo Padre rientra proprio nella singolarità del passaggio su mons. Perlasca.
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Ecco il passaggio (copia/incolla dall'Osservatore Romano) da leggere con molta attenzione parola dopo parola:
Domanda della Cope:
Uno degli ultimi terremoti in Vaticano, al meno nei media, è il macroprocesso per corruzione nel quale è imputato il cardinale Becciu. Lui ha assicurato che dimostrerà la sua innocenza. Da fuori l’impressione è che la riforma delle finanze vaticane sia come quella lumaca che si arrampica lungo il pozzo e ogni volta che avanza un metro ne indietreggia due. C’è speranza? Come crede che finirà la questione? In tutti gli organismi la corruzione è un peccato inerente, inevitabile, ma, in che modo può essere evitabile dentro il Vaticano?
Risposta del Santo Padre
Occorre ricorrere a ogni mezzo per evitarlo, ma è una storia vecchia. Guardando indietro, abbiamo la storia di Marcinkus, che ricordiamo bene; la storia di Danzi, la storia di Szoka. È una malattia in cui si ricade. Credo che oggi siano stati fatti passi avanti nel consolidamento della giustizia dello Stato Vaticano. Da tre anni si sta cercando di far sì che la giustizia divenga più indipendente, con i mezzi tecnici, anche con dichiarazioni di testimonianze registrate, le cose tecniche attuali, nomine di giudici nuovi, del pubblico ministero nuovo... e tutto ciò ha portato avanti le cose. Ha aiutato. La struttura ha aiutato ad affrontare questa situazione che sembrava che non sarebbe mai esistita. E tutto è iniziato con due denunce di persone che lavoravano in Vaticano e che nelle loro funzioni hanno visto un’irregolarità. Hanno fatto una denuncia e mi hanno chiesto che cosa fare. Io ho detto loro: se volete andare avanti dovete presentare tutto al procuratore. La cosa era un po’ impegnativa, ma erano due persone per bene, erano un po’ timorosi e allora, come per dare loro coraggio ho messo la mia firma sotto la loro. Per dire: questo è il cammino, non ho paura della trasparenza e neppure della verità. A volte fa male, e molto, ma è la verità a renderci liberi. Così è stato semplicemente. Ora, che da qui a qualche anno esca fuori altro. Spero che questi passi che stiamo compiendo nella giustizia vaticana aiutino a far sì che fatti del genere accadano sempre meno…. Sì, lei ha usato la parola corruzione e in questo caso ovviamente, almeno a prima vista, sembra che sia così.
Domanda della Cope:
Che cosa teme di più, che [Becciu] sia dichiarato colpevole o innocente, tenendo conto che lei stesso ha dato il permesso per sottoporlo a giudizio?
Risposta del Santo Padre:
È sottoposto a giudizio secondo la legislazione vaticana. Un tempo i giudici dei cardinali non erano i giudici di Stato come avviene oggi ma il capo dello Stato. Io spero di tutto cuore che sia innocente. Tra l’altro è stato un mio collaboratore e mi ha aiutato molto. È una persona che stimo molto, ossia il mio auspicio è che ne esca bene. Ma, diciamolo, è una maniera affettiva della presunzione d’innocenza. Oltre alla presunzione d’innocenza, ho voglia che ne esca bene. Sarà però la giustizia a decidere.
Fonte - Intervista con la Cope - Osservatore Romano
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