giovedì 11 febbraio 2021

Vaticano
Anche se Enzo Bianchi fosse colpevole di cose gravissime la gerarchia cattolica non può continuare a "giustiziare" delle persone senza verità e trasparenza

(Luis Badilla, Il sismografo) 
Papa Francesco è ben circondato da cortigiani, spesso meschini e incompetenti, che in questi giorni utilizzano molto del loro tempo per convincere altri colleghi o amici che punizioni medievali come quelle contro fr. Enzo Bianchi "sono giuste, riparatrici e necessarie". Ciò ci è stato detto da persone che fin dall'inizio di questa storia, misteriosa e volutamente confusa, dicevano di Bianchi tutto il bene del mondo. Purtroppo Bianchi oggi è l'ultimo mistero seppellito nel cimitero dei silenzi di questo pontificato e sulla cui vicenda forse non conosceremo mai la verità.Da qualche anno in Vaticano capita ogni tanto, e i casi non sono pochi, che sulla base di denunce sconosciute, non dichiarate con trasparenza, a volte anonime, manipolate mediaticamente e fatte circolare nel gigantesco circuito delle "chiacchiere, indiscrezioni e fonti ben informate", si viene condannato e giustiziato civilmente o moralmente. Nessun processo, nessuna difesa, nessuna parresia. Il "sorteggiato" deve essere dato in pasto e basta, anche se le presunte "prove", vere o false (tanto nessuno lo sa e lo saprà mai) sono state passate in modo illegale e immorale a chi sa sfruttarle. E' accaduto già con un cardinale e con tante altre persone che dopo anni non sanno perché sono state allontanate o defenestrate, alcuni addirittura con tanto di foto-segnaletica.
Per questo tipo di espressioni patologiche del potere nella Chiesa non mancano gli esperti di alto livello, capaci di orrende nefandezze  come si sono viste nell'oscura vicenda di padre Amedeo Cencini, onnipresente psicoterapeuta di Radio Maria, autorizzato a giustiziare - con tanto di ingombrante apparato burocratico simile ad un tribunale girovagante - il fondatore della Comunità di Bose, fr. Enzo Bianchi.
Anche ora, come nel caso del cardinale Becciu, allontanato dalla carica di Prefetto con la sospensione di diritti e prerogative cardinalizie il 24 settembre 2020, non conosciamo la verità vera. Non sappiamo se Becciu e Bianchi sono colpevoli, eventualmente di cose gravissime e raccapriccianti, seppure diverse. In molti altri casi, con vittime-protagoniste meno conosciute, nulla sappiamo e le presunte "verità sul caso" vengono dette sotto segreto, nascoste e con preghiera di riservatezza ... comunque amplificate e diffuse generosamente con incitamento a raccontare senza citare la fonte.
Come persone semplici, e cioè come la stragrande maggioranza della Chiesa Cattolica, sappiamo una sola cosa, più volte proclamata e insegnata nel magistero di Papa Francesco: la misericordia rispetta e difende la dignità di ogni figlio di Dio e quindi nessuno, e in primo luogo la Chiesa stessa, si dovrebbe mai permettere di trattare un essere umano, un proprio figlio, in questo modo, con questi metodi e con questi meccanismi. Come modo di essere e fare Chiesa è contrario al Vangelo ed è ormai insopportabile quanto tanti altri gravi peccati. E' ora di smetterla di usare Cristo e il Vangelo per mascherare, addolcire o rendere inoffensivi comportamenti di per sé anticristiani.
Ha ragione, e moltissima, Massimo Recalcati quando scrive oggi su La Stampa:
"L'acidità aggressiva con la quale si compie l'applicazione del decreto pontificio lascia francamente sbalorditi e non può non indignare tutti coloro che hanno creduto in Bose. Padre Cencini impugna l'arma del confino con la ferocia dei più biechi controriformisti e alla riconciliazione giudicata impossibile preferisce l'allontanamento perpetuo del padre di Bose dalla comunità che ha fondato. In questo modo egli vorrebbe cancellare la storia, annullare il debito simbolico che lega ogni pietra di Bose al suo fondatore. Si perché, secondo le sue bislacche teorie, in ogni fondatore si cela un abusatore (sic!) ed Enzo Bianchi confermerebbe il suo teorema alla lettera. La scure medioevale dell'esclusione forzata e della spogliazione del nome si accanisce allora impietosamente sul padre-demonio come fosse una sana e necessaria purificazione."
Recalcati ha ancora più ragione quando conclude con queste riflessioni:
"Un uomo vecchio e malato al quale devono la loro casa a Bose viene esiliato, costretto a vivere senza nemmeno poter mantenere il nome della sua creatura. Nessuno si indigna? Nessun cristiano alza la sua voce a difendere l'inerme, il padre colpito al cuore dai suoi figli con la complicità invidiosa di padre Cencini? Papa Francesco è il solo ad avere l'autorità e il giusto sguardo per salvare Enzo Bianchi da una umiliazione che non merita. Non in nome della pietà cristiana ma in quella della semplice solidarietà umana. Lascino morire il vecchio monaco nel suo eremo sulle colline vicine a Bose. Cessino la persecuzione, non facciano più del male a fratello Enzo, a colui a cui devono la vita di Bose. Intervenga la parola di un altro padre, di colui che sa davvero cos'è la grazia del perdono. Sarebbe un gesto capace di ridare luce alla stessa Bose salvandola dalla disperazione dei figli parricidi."
A  Bianchi come anche a Becciu capita oggi di non essere difesi da nessuno e devono registrare solo un silenzio tombale attorno loro nella Chiesa. In un mondo cattolico spaccato tra bergogliani e non-bergogliano se non si fa parte di una cordata o dell'altra si è orfano e ciò vuol dire che si è nella assoluta disponibilità del potere anche se si tratta di psicoterapisti di dubbia competenza.