(KNA - Traduzione dall'originale tedesco di N.D.) Ancora non è chiaro il motivo per cui il Papa abbia effettivamente licenziato il cardinale Becciu. La speculazione continua sui media italiani. Ma in questo contesto una rivista finisce nel mirino delle critiche.
Sono trascorse quasi dieci settimane da quando il Papa ha degradato pubblicamente uno dei suoi ex uomini di fiducia. Il colloquio tra Francesco e il cardinale Giovanni Angelo Becciu è durato 23 minuti.
Poi Francesco ha fatto sapere al mondo attraverso la Sala stampa vaticana che Becciu ha perso l’incarico di prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e il suo diritto di votare il futuro Papa. Solo per un pelo il sardo è sfuggito alla sorte di doversi disfare completamente della porpora cardinalizia. Ma: finora nessuno sa esattamente perché Becciu abbia subito una tale condanna da Francesco.Né il Papa né nessun altro in Vaticano si è espresso in proposito. In una conferenza stampa indetta il giorno successivo lo stesso Becciu ha detto che l'intera faccenda era "surreale" per lui e che durante il colloquio il suo volto è impallidito. "Non è stato certo un buon momento", ha ammesso il 72enne. Il Papa avrebbe parlato di irregolarità finanziarie; Becciu ha respinto tutte le accuse.
Accuse più o meno documentate
Da quel momento sono tuttavia emerse in abbondanza accuse riportate in modo in parte gongolante e in parte cinico, ma in realtà ben poco documentate sulla presunta appropriazione indebita di Becciu. Esse si basano su documenti trapelati e su "informatori" in Vaticano.
Ma nulla di tutto questo sembra così penalmente rilevante da giustificare una tale degradazione. L'unico cardinale che finora ha rinunciato al suo diritto di voto in conclave – sebbene sotto pressione – è stato lo scozzese Keith Patrick O'Brien nel febbraio 2013. Francesco in seguito ha confermato ufficialmente il ritiro del suo diritto di voto. Ma O'Brien è stato accusato di molestie sessuali.
Anche l’affermazione più volte ripetuta dai media italiani secondo cui Becciu sarebbe indagato dalle autorità italiane e vaticane non è stata confermata. Le autorità italiane, che devono informare l'indagato in caso di indagini, la smentiscono. Il diritto vaticano non lo prevede, quindi potrebbe anche darsi.
Sebbene il promotore di giustizia vaticano stia indagando sullo scandalo finanziario presso la Segreteria di Stato, finora non c'è stata alcuna conferma che Becciu si trovi nel suo mirino.
Ora gli stessi resoconti della stampa diventano il tema del dibattito
Nel frattempo gli stessi resoconti della stampa diventano un tema di discussione. Al centro dell’attenzione c’è la rivista italiana "L'Espresso". L’articolista Massimiliano Coccia e il direttore Marco Damilano presentano ripetutamente articoli di ampio respiro in cui diffondono peccati, errori e sbagli del cardinale cacciato. Ecco perché lui vuole citarli in giudizio per dieci milioni di euro di danni.
Irrita anche il fatto che il 24 settembre, poche ore prima della drammatica decisione del Papa, sul sito dell'Espresso fosse stato annunciato un post: "Ecco perché il cardinale Becciu si è dimesso".
Damilano, a sua volta, sostiene di aver scritto personalmente il testo alle 22.27 della sera del 24 settembre, dopo che la notizia era stata diffusa dalle agenzie. Solo che i codici sorgente dell'articolo "Ecco perché il cardinale Becciu si è dimesso" sul sito "espresso.repubblica.it" indicano il 24 settembre alle 15:44 come ora di pubblicazione.
Gli unici che finora hanno chiesto pubblicamente perché l'articolo è apparso così presto sono i media conservatori di destra. Il 23 novembre il quotidiano "Libero" ha posto all’"Espresso" una buona dozzina di domande sulla sua inchiesta, alcune delle quali sono giustificate.
Ma "Libero" e il suo fondatore e più volte redattore capo Vittorio Feltri non sono i migliori testimoni di un giornalismo di qualità. Lo stesso Feltri è conosciuto come un fanfarone; infastidito da anni di critiche da parte dei colleghi, a giugno si è dimesso dall'Associazione Italiana Giornalisti.
Più valore d’intrattenimento che valore d’informazione
Ma anche altri giornalisti pensano che le inchieste dell’"Espresso" siano raffazzonate. Già la prima frase dell'ultimo articolo lascia intendere quanto frettolosamente lavori talvolta la rivista, in cui si rimettono insieme le note accuse: "Angelo Maria Becciu è molto amato in Sardegna...". Dopo essersene occupato per settimane, l'autore Massimiliano Coccia dovrebbe davvero sapere che il nome dell'uomo in questione è Giovanni Angelo Becciu.
Il resto che si può leggere nei resoconti dei media italiani sul "caso Becciu" è fatto più per intrattenere che per informare. Ancor più grave risulta la domanda sul perché Francesco abbia effettivamente licenziato e degradato il sardo. In questo caso, il gesuita sulla sede papale sembra essersi astenuto dal suo tanto richiesto "discernimento", il paziente discernere spirituale prima di prendere una decisione.
Finora questa sembra essere stata una delle sue decisioni impulsive, per la quale il Papa non ha nemmeno aspettato il risultato delle indagini vaticane da lui stesso ordinate.
Trasparenza, chiarezza procedurale e correttezza sarebbero ben altra cosa. Anche in questo caso Francesco avrà ricevuto solo informazioni unilaterali da chi gli stava intorno? Se avesse davvero avuto delle buone ragioni, sarebbe interessante conoscerle.
Roland Juchem (KNA)
Traduzione dall'originale tedesco di N.D.
Sono trascorse quasi dieci settimane da quando il Papa ha degradato pubblicamente uno dei suoi ex uomini di fiducia. Il colloquio tra Francesco e il cardinale Giovanni Angelo Becciu è durato 23 minuti.
Poi Francesco ha fatto sapere al mondo attraverso la Sala stampa vaticana che Becciu ha perso l’incarico di prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e il suo diritto di votare il futuro Papa. Solo per un pelo il sardo è sfuggito alla sorte di doversi disfare completamente della porpora cardinalizia. Ma: finora nessuno sa esattamente perché Becciu abbia subito una tale condanna da Francesco.Né il Papa né nessun altro in Vaticano si è espresso in proposito. In una conferenza stampa indetta il giorno successivo lo stesso Becciu ha detto che l'intera faccenda era "surreale" per lui e che durante il colloquio il suo volto è impallidito. "Non è stato certo un buon momento", ha ammesso il 72enne. Il Papa avrebbe parlato di irregolarità finanziarie; Becciu ha respinto tutte le accuse.
Accuse più o meno documentate
Da quel momento sono tuttavia emerse in abbondanza accuse riportate in modo in parte gongolante e in parte cinico, ma in realtà ben poco documentate sulla presunta appropriazione indebita di Becciu. Esse si basano su documenti trapelati e su "informatori" in Vaticano.
Ma nulla di tutto questo sembra così penalmente rilevante da giustificare una tale degradazione. L'unico cardinale che finora ha rinunciato al suo diritto di voto in conclave – sebbene sotto pressione – è stato lo scozzese Keith Patrick O'Brien nel febbraio 2013. Francesco in seguito ha confermato ufficialmente il ritiro del suo diritto di voto. Ma O'Brien è stato accusato di molestie sessuali.
Anche l’affermazione più volte ripetuta dai media italiani secondo cui Becciu sarebbe indagato dalle autorità italiane e vaticane non è stata confermata. Le autorità italiane, che devono informare l'indagato in caso di indagini, la smentiscono. Il diritto vaticano non lo prevede, quindi potrebbe anche darsi.
Sebbene il promotore di giustizia vaticano stia indagando sullo scandalo finanziario presso la Segreteria di Stato, finora non c'è stata alcuna conferma che Becciu si trovi nel suo mirino.
Ora gli stessi resoconti della stampa diventano il tema del dibattito
Nel frattempo gli stessi resoconti della stampa diventano un tema di discussione. Al centro dell’attenzione c’è la rivista italiana "L'Espresso". L’articolista Massimiliano Coccia e il direttore Marco Damilano presentano ripetutamente articoli di ampio respiro in cui diffondono peccati, errori e sbagli del cardinale cacciato. Ecco perché lui vuole citarli in giudizio per dieci milioni di euro di danni.
Irrita anche il fatto che il 24 settembre, poche ore prima della drammatica decisione del Papa, sul sito dell'Espresso fosse stato annunciato un post: "Ecco perché il cardinale Becciu si è dimesso".
Damilano, a sua volta, sostiene di aver scritto personalmente il testo alle 22.27 della sera del 24 settembre, dopo che la notizia era stata diffusa dalle agenzie. Solo che i codici sorgente dell'articolo "Ecco perché il cardinale Becciu si è dimesso" sul sito "espresso.repubblica.it" indicano il 24 settembre alle 15:44 come ora di pubblicazione.
Gli unici che finora hanno chiesto pubblicamente perché l'articolo è apparso così presto sono i media conservatori di destra. Il 23 novembre il quotidiano "Libero" ha posto all’"Espresso" una buona dozzina di domande sulla sua inchiesta, alcune delle quali sono giustificate.
Ma "Libero" e il suo fondatore e più volte redattore capo Vittorio Feltri non sono i migliori testimoni di un giornalismo di qualità. Lo stesso Feltri è conosciuto come un fanfarone; infastidito da anni di critiche da parte dei colleghi, a giugno si è dimesso dall'Associazione Italiana Giornalisti.
Più valore d’intrattenimento che valore d’informazione
Ma anche altri giornalisti pensano che le inchieste dell’"Espresso" siano raffazzonate. Già la prima frase dell'ultimo articolo lascia intendere quanto frettolosamente lavori talvolta la rivista, in cui si rimettono insieme le note accuse: "Angelo Maria Becciu è molto amato in Sardegna...". Dopo essersene occupato per settimane, l'autore Massimiliano Coccia dovrebbe davvero sapere che il nome dell'uomo in questione è Giovanni Angelo Becciu.
Il resto che si può leggere nei resoconti dei media italiani sul "caso Becciu" è fatto più per intrattenere che per informare. Ancor più grave risulta la domanda sul perché Francesco abbia effettivamente licenziato e degradato il sardo. In questo caso, il gesuita sulla sede papale sembra essersi astenuto dal suo tanto richiesto "discernimento", il paziente discernere spirituale prima di prendere una decisione.
Finora questa sembra essere stata una delle sue decisioni impulsive, per la quale il Papa non ha nemmeno aspettato il risultato delle indagini vaticane da lui stesso ordinate.
Trasparenza, chiarezza procedurale e correttezza sarebbero ben altra cosa. Anche in questo caso Francesco avrà ricevuto solo informazioni unilaterali da chi gli stava intorno? Se avesse davvero avuto delle buone ragioni, sarebbe interessante conoscerle.
Roland Juchem (KNA)
Traduzione dall'originale tedesco di N.D.