mercoledì 2 dicembre 2020

Italia
A molti che ci scrivono per chiedere "chiarimenti e verità" sulla vicenda del card. Becciu. Una proposta: leggere una omelia del Papa emerito J. Ratzinger"

"Il Papa non è un sovrano assoluto, 
il cui pensare e volere sono legge" 
(Vescovo di Roma emerito Joseph Ratzinger - 2005)
(L.B. - R.C. a cura Redazione "Il sismografo") Lo scorso 24 novembre è stato ricordato a più riprese sulla stampa internazionale che ormai erano passati due mesi dal giorno in cui Papa Francesco tolse a sorpresa, pochi minuti prima dei telegiornali della sera, la carica di Prefetto della Congregazione per le Cause dei santi così come tutti i diritti e prerogative del cardinalato al porporato sardo Angelo Becciu. Dopo il comunicato della Sala stampa della Santa Sede subentrò, sino ad oggi, un silenzio ufficiale tombale per cui il cosiddetto “caso o vicenda Becciu” diventò inquietante e misterioso. Ed è così tuttora.
Il 25 settembre, il cardinale Becciu fece una conferenza stampa per ribadire con forza il diritto all'innocenza e ad un processo. Nessuna risposta vaticana alle legittimi rivendicazioni del cardinale. In alcuni ambienti mediatici vicini al Vaticano, molto loquaci ma sempre in privato e con richieste di anonimato, furono criticate le prese di posizione del cardinale Becciu ma anche il comportamento del Pontefice. Su questa oscura vicenda che ha coinvolto gravemente Angelo Becciu, con accuse di presunta "corruzione e peculato" e altre inchieste scandalistiche, spesso vere e proprie calunnie seriali, per settimane si parlò nelle recenti edizioni settimanali de L'Espresso con numerosi articoli firmati da alcuni giornalisti della testata tra cui uno pregiudicato e definito "falsario" nella sentenza passato in giudicato.In questi due mesi, noi, che da sempre siamo perplessi e sorpresi, pieni di dubbi e domande, sofferenti e angosciati per questa vicenda che continua a fare alla comunità ecclesiale un danno enorme, e che siamo sfiniti dalla poca trasparenza e poca verità da parte della gerarchia cattolica, abbiamo ricevuto centinaia di mail di lettori e utenti che ci chiedono un contributo per far luce sulla vicenda. Anche su questo passaggio, per nulla marginale, si è taciuto ferreamente, tranne qualche eccezione, così come però si è taciuto sui presunti documenti veri de L'Espresso e sulle fonti vaticane.
Il Papa non ha mai denunciato, come fece invece nel cosidetto Vatileaks 2, l'8 novembre 2015, pochi giorni dallo scoppio dello scandalo i  "furti di documenti della Santa Sede, reato e atto deplorevole".[1] Nel caso dei numerosi presunti documenti sui quali L'Espresso ha basato le sue accuse contro Becciu il Papa, la Santa Sede o chiunque abbia l'autorità, hanno sempre taciuto e quindi l'opinione pubblica non sa se questi documenti sono veri o no, se sono proprietà della Santa Sede o no.
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Non potendo rispondere a tante persone non solo per insufficiente disponibilità di tempo ma soprattutto perché non sappiamo nulla, o meglio sappiamo solo quanto sanno tutti, vale a dire niente, in questa circostanza ci limitiamo a trascrivere per tutti alcune riflessioni dell'allora Papa Benedetto XVI nella Celebrazione Eucaristica per l'insediamento sulla Cathedra Romana del Vescovo di Roma il 7 maggio 2015 nella Basilica di San Giovanni in Laterano.
Queste profonde riflessioni di Papa Ratzinger incentrate in larga misure sulla missione, ruolo e doveri del Pontefice sono non solo attualissime e vere ma aiutano inoltre ad affrontare i dubbi, le perplessità e i dolori che molti cattolici vivono di fronte al caso del cardinale Becciu, il quale fino a prova contraria è una persona che ha pieno e inalienabile diritto all'innocenza.
Ecco alcuni stralci dell'omelia  (I sottotitoli in neretto sono frasi del testo del documento) :
- "Signore, da chi andremo?
La Cattedra di Pietro obbliga coloro che ne sono i titolari a dire - come già fece Pietro in un momento di crisi dei discepoli - quando tanti volevano andarsene: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio" (Gv 6, 68ss). Colui che siede sulla Cattedra di Pietro deve ricordare le parole che il Signore disse a Simon Pietro nell’ora dell’Ultima Cena: "….e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli…." (Lc 22, 32).
- Essere testimone del Cristo risorto
Colui che è il titolare del ministero petrino deve avere la consapevolezza di essere un uomo fragile e debole - come sono fragili e deboli le sue proprie forze - costantemente bisognoso di purificazione e di conversione. Ma egli può anche avere la consapevolezza che dal Signore gli viene la forza per confermare i suoi fratelli nella fede e tenerli uniti nella confessione del Cristo crocifisso e risorto. Nella prima lettera di san Paolo ai Corinzi, troviamo il più antico racconto della risurrezione che abbiamo. Paolo lo ha fedelmente ripreso dai testimoni. Tale racconto dapprima parla della morte del Signore per i nostri peccati, della sua sepoltura, della sua risurrezione, avvenuta il terzo giorno, e poi dice: "Cristo apparve a Cefa e quindi ai Dodici…" (1 Cor 15, 4), Così, ancora una volta, viene riassunto il significato del mandato conferito a Pietro fino alla fine dei tempi: essere testimone del Cristo risorto.
Il Papa non è un sovrano assoluto, il cui pensare e volere sono legge
Questa potestà di insegnamento spaventa tanti uomini dentro e fuori della Chiesa. Si chiedono se essa non minacci la libertà di coscienza, se non sia una presunzione contrapposta alla libertà di pensiero. Non è così. Il potere conferito da Cristo a Pietro e ai suoi successori è, in senso assoluto, un mandato per servire. La potestà di insegnare, nella Chiesa, comporta un impegno a servizio dell’obbedienza alla fede. Il Papa non è un sovrano assoluto, il cui pensare e volere sono legge. Al contrario: il ministero del Papa è garanzia dell’obbedienza verso Cristo e verso la Sua Parola. Egli non deve proclamare le proprie idee, bensì vincolare costantemente se stesso e la Chiesa all’obbedienza verso la Parola di Dio, di fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento, come di fronte ad ogni opportunismo. Lo fece Papa Giovanni Paolo II, quando, davanti a tutti i tentativi, apparentemente benevoli verso l’uomo, di fronte alle errate interpretazioni della libertà, sottolineò in modo inequivocabile l’inviolabilità dell’essere umano, l’inviolabilità della vita umana dal concepimento fino alla morte naturale. La libertà di uccidere non è una vera libertà, ma è una tirannia che riduce l’essere umano in schiavitù. Il Papa è consapevole di essere, nelle sue grandi decisioni, legato alla grande comunità della fede di tutti i tempi, alle interpretazioni vincolanti cresciute lungo il cammino pellegrinante della Chiesa. Così, il suo potere non sta al di sopra, ma è al servizio della Parola di Dio, e su di lui incombe la responsabilità di far sì che questa Parola continui a rimanere presente nella sua grandezza e a risuonare nella sua purezza, così che non venga fatta a pezzi dai continui cambiamenti delle mode.
La verità deve risplendere subito nella Chiesa, ovunque
La Cattedra è - diciamolo ancora una volta - simbolo della potestà di insegnamento, che è una potestà di obbedienza e di servizio, affinché la Parola di Dio - la sua verità! - possa risplendere tra di noi, indicandoci la strada. Ma, parlando della Cattedra del Vescovo di Roma, come non ricordare le parole che Sant’Ignazio d’Antiochia scrisse ai Romani? Pietro, provenendo da Antiochia, sua prima sede, si diresse a Roma, sua sede definitiva. Una sede resa definitiva attraverso il martirio con cui legò per sempre la sua successione a Roma. Ignazio, da parte sua, restando Vescovo di Antiochia, era diretto verso il martirio che avrebbe dovuto subire in Roma. Nella sua lettera ai Romani si riferisce alla Chiesa di Roma come a "Colei che presiede nell’amore", espressione assai significativa. Non sappiamo con certezza che cosa Ignazio avesse davvero in mente usando queste parole. Ma per l’antica Chiesa, la parola amore, agape, accennava al mistero dell’Eucaristia. In questo Mistero l’amore di Cristo si fa sempre tangibile in mezzo a noi. Qui, Egli si dona sempre di nuovo. Qui, Egli si fa trafiggere il cuore sempre di nuovo; qui, Egli mantiene la Sua promessa, la promessa che, dalla Croce, avrebbe attirato tutto a sé. Nell’Eucaristia, noi stessi impariamo l’amore di Cristo. E’ stato grazie a questo centro e cuore, grazie all’Eucaristia, che i santi hanno vissuto, portando l’amore di Dio nel mondo in modi e in forme sempre nuove.
Grazie all’Eucaristia la Chiesa rinasce sempre di nuovo!
La Chiesa non è altro che quella rete - la comunità eucaristica! - in cui tutti noi, ricevendo il medesimo Signore, diventiamo un solo corpo e abbracciamo tutto il mondo. Presiedere nella dottrina e presiedere nell’amore, alla fine, devono essere una cosa sola: tutta la dottrina della Chiesa, alla fine, conduce all’amore. E l’Eucaristia, quale amore presente di Gesù Cristo, è il criterio di ogni dottrina. Dall’amore dipendono tutta la Legge e i Profeti, dice il Signore (Mt 22, 40). L’amore è il compimento della legge, scriveva San Paolo ai Romani (13, 10).
Per leggere il testo completo.
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[1] Testo del dopo Angelus di Papa Francesco, 8 novembre 2015.
Cari fratelli e sorelle,
so che molti di voi sono stati turbati dalle notizie circolate nei giorni scorsi a proposito di documenti riservati della Santa Sede che sono stati sottratti e pubblicati.
Per questo vorrei dirvi anzitutto che rubare quei documenti è un reato. E’ un atto deplorevole che non aiuta. Io stesso avevo chiesto di fare quello studio, e quei documenti io e i miei collaboratori già li conoscevamo bene, e sono state prese delle misure che hanno incominciato a dare dei frutti, anche alcuni visibili.
Perciò voglio assicurarvi che questo triste fatto non mi distoglie certamente dal lavoro di riforma che stiamo portando avanti con i miei collaboratori e con il sostegno di tutti voi. Sì, con il sostegno di tutta la Chiesa, perché la Chiesa si rinnova con la preghiera e con la santità quotidiana di ogni battezzato.
Quindi vi ringrazio e vi chiedo di continuare a pregare per il Papa e per la Chiesa, senza lasciarvi turbare ma andando avanti con fiducia e speranza.