lunedì 25 novembre 2019

Vaticano
Mons. Fabián Pedacchio conclude il suo servizio a Santa Marta come Segretario personale di Papa Francesco

(a cura Redazione "Il sismografo")

I segretari personali dei Papi da s. Giovanni XXIII fino a Francesco. Stili e percorsi diversi
(LB-RC) Sicuramente qualche tempo dopo il ritorno domani del Santo Padre dall'Asia, mons. Fabián Pedacchio, sacerdote argentino, nato il 14 aprile 1964, segretario personale del Pontefice dal 2014, responsabilità che condivide con il presbitero egiziano Yoannis Lahzi Gaid, lascerà l'incarico e secondo il percorso concordato con Francesco nel mese d'agosto rientrerà a tempo pieno nella Congregazione per i Vescovi dove lavora dal 2007. La notizia è stata anticipata ieri dall’agenzia Adnkronos e siamo in grado di confermarla da fonti autorevoli.
In questi ultimi cinque anni mons. Pedacchio - tra l'altro Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica Italiana - si è diviso fra la Congregazione che guida il cardinale canadese Marc Ouellet, dove ha continuato a prestare servizio part-time, e Santa Marta, residenza del Santo Padre. Il sacerdote argentino, insieme con padre Gaid e i laici Sandro Mariotti e Piergiorgio Zanetti, sono le persone più vicine quotidianamente al Pontefice con il quale lavorano da tempo in grande armonia, con riserbo e tatto.
Padre Pedacchio, conosciuto canonista, conclude il suo servizio con la riservatezza e discrezione che hanno caratterizzato la sua presenza accanto al Santo Padre in questi anni. Dalla Congregazione ogni qualvolta sarà necessario mons. Pedacchio continuerà a collaborare con il Pontefice dove richiesto.
L'opinione pubblica cattolica, e quella in generale, dai tempi di Papa Giovanni XXIII si era abituata a individuare con puntualità il "segretario del Papa" e la figura di questo importantissimo collaboratore è apparsa quasi sempre non solo conosciuta ma anche visibile. Nel caso di Giovanni XXIII ricordiamo tutti quello che poi diventò cardinale, mons. Loris Capovilla (1915-2016). Rilevante fu la figura del segretario di Paolo VI, mons. Pasquale Macchi (1923-2006) e così accade anche con il segretario di Giovanni Paolo II, oggi cardinale arcivescovo emerito di Cracovia, Stanisław Jan Dziwisz (1939), forse fra i segretari papali dell'ultimo secolo il più decisionista e visibile. Una simile visibilità ha mons. Georg Gänswein (1956), segretario personale del Papa emerito Benedetto XVI e che tuttora accompagna e assiste nonostante i suoi doveri come Prefetto della Casa Pontificia.
Con Papa Francesco le cose sono state radicalmente diverse. Al contrario di quanto si pensava dopo la sua elezione non portò con se, da Buenos Aires, nessuno dei suoi collaboratori più vicini, che tra l'altro erano due o tre. Come nuovo Vescovo di Roma si adeguò a quanto c'era nel Vaticano e di fatto per un buon tempo il suo segretario lo ereditò da Papa Ratzinger, l'attuale Nunzio in Corea del Sud e Mongolia, il maltese mons. Alfred Xuereb (1958). 
Dopo mons. Xuereb arrivarono mons. Pedacchio e mons. Gaid e tutti e due adottarono una 'ferrea regola d'oro', ragion per cui appaiono molto diversi ai loro predecessori nel caso di altri Papi: totale e assoluta riservatezza con la minore visibilità possibile. Si tratta di un grande e inestimabile pregio del quale beneficiano tutti: la Chiesa, il Pontefice e la comunità ecclesiale tutta.
Tra l'altro da tempo si parla anche di un possibile rientro in Egitto di mons. Yoannis Lahzi Gaid e sarebbe un altro percorso concordato con Francesco. 
A questo punto ci viene in mente quanto abbiamo spesso sentito da stretti collaboratori nonché amici del caro cardinale Carlo Maria Martini. Loro raccontano che il porporato, lungimirante e sagace, diceva: "Cambiare i segretari personali dopo alcuni anni è buono per tutti".