NdR Il sismografo. Era il 12 agosto 2016, Ottavo Venerdì della Misericordia, quando Papa Francesco nel quartiere di Pietralata, incontrò in privato un gruppo di ex prostitute protette dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. "Io vi chiedo perdono per tutti quegli uomini che vi hanno fatto soffrire": così Francesco a 20 donne liberate dalla schiavitù del racket della prostituzione. Tra le donne presenti c'erano sei della Romania, quattro dell'Albania, sette della Nigeria e le altre di Tunisia, Italia e Ucraina. Il Pontefice parlando con queste persone ha insistito: "Chiedo perdono per tutti quei cattolici e credenti che vi hanno sfruttato, abusato e violentato". "Vivete con speranza e gioia il futuro che vi attende (...) Se qualcuno ti dice che Cristo non è risorto, tu gli puoi dire che Cristo è risorto perché tu ne sei testimone", ha detto il Papa a una ragazza, Stefania, che gli ha raccontato la sua storia di giovane arrivata dalla Romania per fare la baby-sitter e finita sulla strada, costretta dagli aguzzini a prostituirsi.
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Questo testo è la prefazione che Papa Francesco ha scritto al libro "Donne crocifisse. La vergogna della tratta raccontata dalla strada" (Rubbettino) di don Aldo Buonaiuto, sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII.
(Papa Francesco) Quando in uno dei Venerdì della Misericordia durante l'Anno Santo Straordinario sono entrato nella casa di accoglienza della Comunità Papa Giovanni XXIII, non pensavo che lì dentro avrei trovato donne così umiliate, affrante, provate.
Realmente donne crocifisse. Nella stanza in cui ho incontrato le ragazze liberate dalla tratta della prostituzione coatta, ho respirato tutto il dolore, l'ingiustizia e l'effetto della sopraffazione. Un'opportunità per rivivere le ferite di Cristo.
Dopo aver ascoltato i racconti commoventi e umanissimi di queste povere donne, alcune delle quali con il bambino in braccio, ho sentito forte desiderio, quasi l'esigenza di chiedere loro perdono per le vere e proprie torture che hanno dovuto sopportare a causa dei clienti, molti dei quali si definiscono cristiani. Una spinta in più a pregare per l'accoglienza delle vittime della tratta della prostituzione forzata e della violenza.
Una persona non può mai essere messa in vendita. Per questo sono felice di poter far conoscere l'opera preziosa e coraggiosa di soccorso e di riabilitazione che don Aldo Buonaiuto, svolge da tanti anni, seguendo il carisma di Oreste Benzi. Ciò comporta anche la disponibilità ad esporsi ai pericoli e alle ritorsioni della criminalità che di queste ragazze ha fatto un'inesauribile fonte di guadagni illeciti e vergognosi.
Vorrei che questo libro trovasse ascolto nel più ampio ambito possibile affinché, conoscendo le storie che sono dietro i numeri sconvolgenti della tratta, si possa capire che senza fermare una così alta domanda dei clienti non si potrà efficacemente contrastare lo sfruttamento e l'umiliazione di vite innocenti.
La corruzione è una malattia che non si ferma da sola, serve una presa di coscienza a livello individuale e collettivo, anche come Chiesa, per aiutare veramente queste nostre sfortunate sorelle e per impedire che l'iniquità del mondo ricada sulle più fragili e indifese creature. Qualsiasi forma di prostituzione è una riduzione in schiavitù, un atto criminale, un vizio schifoso che confonde il fare l'amore con lo sfogare i propri istinti torturando una donna inerme.
È una ferita alla coscienza collettiva, una deviazione all'immaginario corrente. È patologica la mentalità per cui una donna vada sfruttata come se fosse una merce da usare e poi gettare. È una malattia dell'umanità, un modo sbagliato di pensare della società. Liberare queste povere schiave è un gesto di misericordia e un dovere per tutti gli uomini di buona volontà. Il loro grido di dolore non può lasciare indifferenti né i singoli individui né le istituzioni. Nessuno deve voltarsi dall'altra parte o lavarsi le mani del sangue innocente che viene versato sulle strade del mondo.
Fonte
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Questo testo è la prefazione che Papa Francesco ha scritto al libro "Donne crocifisse. La vergogna della tratta raccontata dalla strada" (Rubbettino) di don Aldo Buonaiuto, sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII.
(Papa Francesco) Quando in uno dei Venerdì della Misericordia durante l'Anno Santo Straordinario sono entrato nella casa di accoglienza della Comunità Papa Giovanni XXIII, non pensavo che lì dentro avrei trovato donne così umiliate, affrante, provate.
Realmente donne crocifisse. Nella stanza in cui ho incontrato le ragazze liberate dalla tratta della prostituzione coatta, ho respirato tutto il dolore, l'ingiustizia e l'effetto della sopraffazione. Un'opportunità per rivivere le ferite di Cristo.
Dopo aver ascoltato i racconti commoventi e umanissimi di queste povere donne, alcune delle quali con il bambino in braccio, ho sentito forte desiderio, quasi l'esigenza di chiedere loro perdono per le vere e proprie torture che hanno dovuto sopportare a causa dei clienti, molti dei quali si definiscono cristiani. Una spinta in più a pregare per l'accoglienza delle vittime della tratta della prostituzione forzata e della violenza.
Una persona non può mai essere messa in vendita. Per questo sono felice di poter far conoscere l'opera preziosa e coraggiosa di soccorso e di riabilitazione che don Aldo Buonaiuto, svolge da tanti anni, seguendo il carisma di Oreste Benzi. Ciò comporta anche la disponibilità ad esporsi ai pericoli e alle ritorsioni della criminalità che di queste ragazze ha fatto un'inesauribile fonte di guadagni illeciti e vergognosi.
Vorrei che questo libro trovasse ascolto nel più ampio ambito possibile affinché, conoscendo le storie che sono dietro i numeri sconvolgenti della tratta, si possa capire che senza fermare una così alta domanda dei clienti non si potrà efficacemente contrastare lo sfruttamento e l'umiliazione di vite innocenti.
La corruzione è una malattia che non si ferma da sola, serve una presa di coscienza a livello individuale e collettivo, anche come Chiesa, per aiutare veramente queste nostre sfortunate sorelle e per impedire che l'iniquità del mondo ricada sulle più fragili e indifese creature. Qualsiasi forma di prostituzione è una riduzione in schiavitù, un atto criminale, un vizio schifoso che confonde il fare l'amore con lo sfogare i propri istinti torturando una donna inerme.
È una ferita alla coscienza collettiva, una deviazione all'immaginario corrente. È patologica la mentalità per cui una donna vada sfruttata come se fosse una merce da usare e poi gettare. È una malattia dell'umanità, un modo sbagliato di pensare della società. Liberare queste povere schiave è un gesto di misericordia e un dovere per tutti gli uomini di buona volontà. Il loro grido di dolore non può lasciare indifferenti né i singoli individui né le istituzioni. Nessuno deve voltarsi dall'altra parte o lavarsi le mani del sangue innocente che viene versato sulle strade del mondo.
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