Un appello per reagire immediatamente alle gravi conseguenze prodotte dagli sconvolgimenti climatici: a firmarlo diciannove agenzie di sviluppo cattoliche che lavorano insieme in oltre centoventi paesi per promuovere la giustizia sociale. Rispondendo alla pubblicazione dell’ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (foro scientifico in seno alle Nazioni Unite), i leader di questi organismi lanciano «una chiamata urgente, poiché non c’è molto tempo a disposizione per affrontare la crisi senza incorrere in nefaste conseguenze».Tra le organizzazioni firmatarie figurano la Focsiv (per l’Italia), Cafod (per Inghilterra e Galles), Trócaire (per l’Irlanda), Misereor (per la Germania), Manos Unidas (per la Spagna), Ccfd-Terre Solidaire (per la Francia), Entraide et Fraternité (per il Belgio) e tante altre, anche statunitensi e canadesi. La prossima conferenza sui cambiamenti climatici (Cop24) a Katowice, in Polonia, in programma a dicembre, «deve essere una pietra miliare nell’attuazione dell’accordo di Parigi firmato tre anni fa», si afferma. Inoltre i governi «devono assolutamente e rapidamente darsi obiettivi più ambiziosi: la realtà è che siamo su un percorso di riscaldamento di 3,5 gradi o più, per cui c’è un enorme divario con l’obiettivo di 1,5 gradi stabilito a Parigi». Limitare il riscaldamento globale a 1,5 — si legge nel comunicato congiunto — «è una questione di sopravvivenza per tutti ed è fattibile se si prendono audaci azioni politiche. Ora più che mai abbiamo bisogno che i leader riconoscano e intraprendano azioni per frenare la nostra attuale traiettoria delle emissioni di gas serra. È un imperativo morale di fronte ai drammatici rischi per le persone e il pianeta, rischi che purtroppo sono già realtà per le popolazioni dei paesi più vulnerabili».
Le attuali emissioni hanno impatti pesanti come la scomparsa della biodiversità, la migrazione forzata di milioni di persone, la perdita di rese agricole che minacciano la sicurezza alimentare, l’innalzamento del livello del mare e il riscaldamento degli oceani che minaccia l’habitat marino con conseguenze dirette sulla pesca. Le agenzie cattoliche citano un loro recente rapporto (The climate urgency: setting sail for a new paradigm) che illustra come «un profondo e rapido cambiamento nei sistemi alimentari ed energetici, sostenuto da una trasformazione strutturale dello stile di vita e dai comportamenti sociali, potrebbe contribuire notevolmente a limitare l’innalzamento delle temperature». E ancora: «Dobbiamo eliminare gradualmente i combustibili fossili, passare ai sistemi di energia rinnovabile e all’agricoltura biologica, ridisegnare gli agroecosistemi per diversificarli e integrarli, cambiare le diete e ridurre la produzione e il consumo di carne e latticini, rilocalizzando i sistemi alimentari per ridurre la perdita e lo spreco di cibo e costruire la sovranità alimentare».
Scrive Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’: «È arrivata l’ora di accettare una certa decrescita in alcune parti del mondo procurando risorse perché si possa crescere in modo sano in altre parti» (193). Occorre, conclude la nota, «mettere in discussione l’attuale definizione di sviluppo e progresso, che ha portato alla distruzione del nostro pianeta. Un’economia che vada oltre il mito della crescita, in modo da evitare di esaurire le risorse naturali della terra. La nostra visione è quella di una vita buona per tutti, che funziona solo se costruiamo un’economia della condivisione».
L'Osservatore Romano, 13-14 ottobre 2018.
Le attuali emissioni hanno impatti pesanti come la scomparsa della biodiversità, la migrazione forzata di milioni di persone, la perdita di rese agricole che minacciano la sicurezza alimentare, l’innalzamento del livello del mare e il riscaldamento degli oceani che minaccia l’habitat marino con conseguenze dirette sulla pesca. Le agenzie cattoliche citano un loro recente rapporto (The climate urgency: setting sail for a new paradigm) che illustra come «un profondo e rapido cambiamento nei sistemi alimentari ed energetici, sostenuto da una trasformazione strutturale dello stile di vita e dai comportamenti sociali, potrebbe contribuire notevolmente a limitare l’innalzamento delle temperature». E ancora: «Dobbiamo eliminare gradualmente i combustibili fossili, passare ai sistemi di energia rinnovabile e all’agricoltura biologica, ridisegnare gli agroecosistemi per diversificarli e integrarli, cambiare le diete e ridurre la produzione e il consumo di carne e latticini, rilocalizzando i sistemi alimentari per ridurre la perdita e lo spreco di cibo e costruire la sovranità alimentare».
Scrive Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’: «È arrivata l’ora di accettare una certa decrescita in alcune parti del mondo procurando risorse perché si possa crescere in modo sano in altre parti» (193). Occorre, conclude la nota, «mettere in discussione l’attuale definizione di sviluppo e progresso, che ha portato alla distruzione del nostro pianeta. Un’economia che vada oltre il mito della crescita, in modo da evitare di esaurire le risorse naturali della terra. La nostra visione è quella di una vita buona per tutti, che funziona solo se costruiamo un’economia della condivisione».
L'Osservatore Romano, 13-14 ottobre 2018.