venerdì 13 aprile 2018

Il cardinale Errázuriz, ex arcivescovo di Santiago, neanche ora, in un momento così dramatico perché in gioco la fede di molti cileni, il riflesso del volto di Cristo nella sua Chiesa e il prestigio e l'autorità morale del Santo Padre Francesco, è capace di ammettere la verità.
Sono già in atto in Cile alcune singolari operazioni mediatiche per depotenziare e svuotare il senso e il significato profondo e ultimo della lettera del Papa ai vescovi del Paese in merito alla questione degli abusi e dei suoi occultamenti nel quadro ormai notissimo della vicenda Karadima-Barros. Molto si è scritto da giovedì su questo passaggio della lettera: “Per quanto mi riguarda, riconosco, e voglio che lo trasmettiate fedelmente, che sono incorso in gravi errori di valutazione e percezione della situazione, in particolare per mancanza di informazioni veritiere ed equilibrate.
Fin da ora chiedo scusa a tutti quelli che ho offeso e spero di poterlo fare personalmente, nelle prossime settimane, negli incontri che avrò con rappresentanti delle persone intervistate.
Ovviamente in molti, compresi anche noi che queste dolorose vicende e protagonisti conosciamo e seguiamo da molti anni, si sono fatti la domanda scontata: a chi fa riferimento il Papa quando parla di “mancanza di informazioni veritiere ed equilibrate” ?
La risposta è semplice e non lascia spazio a nessun dubbio.
Il Papa, l’attuale, ma anche i suoi predecessori che rientrano nell’arco di tempo della vicenda Karadima (Wojtyla e Ratzinger), ha numerosi e diversi canali d’informazione “in andata e ritorno”, e cioè sia per ricevere sia per chiedere informazioni e questi flussi hanno due “terminal” non unici ma privilegiati: il Pontefice stesso e la Segreteria di Stato (dove si convogliano le informazioni dei dicasteri e altri enti della Sede Apostolica). Da sempre la principale, più autorevole, sicura e certa cinghia di trasmissione è il Nunzio Apostolico che canalizza le informazioni, in andata e ritorno, delle diocesi e dei suoi ordinari (arcivescovi, vescovi, vicari apostolici e responsabili di Congregazioni o Istituti religiosi).
In Cile dal 1970 ad oggi si sono succeduti 10 Nunzi apostolici. Quello che è rimasto più tempo nel Paese sudamericano  è Angelo Sodano, dieci anni e mezzo (30 novembre 1977 - 23 maggio 1988), il periodo di tempo più terribile della dittatura di Augusto Pinochet. Già durante il servizio diplomatico dell'oggi cardinale Sodano scoppiarono i primi gravi problemi che richiamavano in causa il prete Fernando Karadima e la sua singolare fraternità sacerdotale.
Dopo Sodano altri sei Nunzi dovettero affrontare la medesima questione sempre più grave, grande, palese e preoccupante: Giulio Einaudi, Piero Biggio, Luigi Ventura, Aldo Cavalli, Giuseppe Pinto e Ivo Scapolo. Solo quest’ultimo diplomatico, mons. Scapolo, ha avuto a che fare con la questione nel corso dei pontificati di Benedetto XVI e di Francesco.
Nel medesimo periodo analizzato per quanto riguarda i Nunzi, nella cattedra dell’arcivescovado di Santiago si sono succeduti  cinque arcivescovi: card. Raúl Silva Henríquez (1961-1983), card. Juan Francisco Fresno Larraín (1983 - 1990), del quale fu Segretario personale l’attuale vescovo Juan Barros al centro dello scandalo (posizione dalla quale secondo gli accusatori avrebbe manipolato rapporti contro Karadima), card. Carlos Oviedo Cavada (1990 – 1998), card. Francisco Javier Errázuriz Ossa (1998-2010) e card. Ricardo Ezzati (2010 -). In questo caso, eccezion fatta del card. Silva, è il card. Francisco Javier Errázuriz quello che resta più a lungo alla guida dell’episcopato e proprio nel periodo caldo dell’affaire Karadima. E’ in questo periodo che l’allora arcivescovo Errázuriz Ossa s’imbarca in una vera lotta contro i tre accusatori di Karadima — Andrés Murillo, Juan Carlos Cruz e James Hamilton — non solo rifiutandosi di riceverli ma esercitando ogni tipo di pressione per isolarli e per ultimo facendo ricorso alle tecniche del discredito personale.
Alla stampa cilena il card. Errázuriz, con riferimento alle vittime inascoltate di Karadima, personaggio che una volta in una lettera diffusa in Cile definì “santo” (sic), ha dichiarato in queste ore: “Grazie a Dio tre di loro, Andrés Murillo, Juan Carlos Cruz e il dottor Hamiliton - hanno rotto questo silenzio». Ma questo è l’Errázuriz di oggi. Ecco il vero Errázuriz di ieri:
Scambio di e-mail tra i cardinali Ricardo Ezzati e Francisco Javier Errázuriz
Nel settembre 2015, in merito al ruolo avuto dai cardinali cileni nella vicenda di Juan Carlos Cruz, sulla stampa del Paese sono apparsi alcune e-mail scambiate tra due porporati:  Ricardo Ezzati, attuale arcivescovo della capitale e Francisco Javier Errázuriz, membro del Consiglio dei 9 cardinali (C9) e arcivescovo emerito di Santiago del Chile. In una di esse, di Ezzati a Errázuriz, del 28 giugno 2015 alle ore 23:16, si legge testualmente:
«2. Ieri, festività del Sacro Cuore, presso la sede Centrale della Pontificia Università Cattolica ho incontrato padre Marcelo Gidi (sacerdote gesuita). Era rientrato poco fa da Roma e mi comunicò che nella Pontificia Commissione per la prevenzione degli abusi sessuali sarà nominato Juan Carlos Cruz (una delle vittime di Fernando Karadima). La sua nomina è sponsorizzata da una donna irlandese vittima di abusi (NdR. riferimento a Marie Collins) che è già membro della Commissione. Mi auguro che non sia così. Sarebbe una cosa molto grave per la chiesa in Cile. Ciò significherebbe, tra altre cose, dare credito e appoggio ad una elaborazione che il signore Cruz ha costruito astutamente, dopo il decreto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e poi, oltre agli elementi obiettivi, dolorosi e vergognosi, condannati nel medesimo Decreto, che rispondono alla verità dei fatti. Mi auguro che Lei possa fare luce con coloro che sono responsabili di questa nomina. Rinnovo a Lei un mio cordiale saluto che estendo fraternamente al Santo Padre. Domani in Cattedrale ci ricorderemo di lui in modo speciale. Buona notte»
Tra Ezzati ed Errázuriz sono intercorse molte e-mail in cui si analizzava a lungo l'eventuale nomina di Cruz e le sue "bugie". Ad un certo punto Errázuriz manifesta tranquillità poiché si dice sicuro di sapere che il cardinale Sean O'Malley avrebbe posto il veto alla nomina di Cruz e che avrebbe inoltre chiesto che i nomi di tutti i candidati venissero prima comunicati ai Nunzi, i quali avrebbero dovuto previamente consultare le autorità episcopali del Paese se fra i candidati fosse comparso uno del posto.
(Testo delle e-mail scambiate tra i due porporati)
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Il cardinale Errázuriz da moltissimi anni fornisce direttamente informazioni al Papa e ai massimi collaboratori del Papa, cominciando dall’ex Segretario di stato Angelo Sodano che, tra l’altro incontra personalmente presso il Collegio Etiope ogni volta che viene in Vaticano. L’alta nomenklatura e burocrazia curiale ha sempre ritenuto il porporato un suo punto di riferimento in Cile e nella chiesa locale. Inoltre, dalla Conferenza di Aparecida (2007), organizzata dal Celam, coordinamento ecclesiale che presiedeva allora il cardinale Errázuriz, e del quale Jorge Mario Bergoglio fu Relatore principale, il presule cileno ha coltivato un rapporto speciale con l’arcivescovo Bergoglio sino ad oggi; rapporto speciale che gli è valso la nomina di membro del Consiglio dei 9 cardinali consulenti di Papa Francesco. E certamente con Papa Francesco il cardinale Errázuriz avrà mantenuto rapporti colloquiali a tutto campo sulla vita della Chiesa e non convincerà mai a nessuno dicendo che sulle vicende del Cile con lui non parlava e che su questa questione lui non forniva informazioni in Vaticano. Non è così. Lui è stato uno degli informatori più importanti del Papa nella preparazione del viaggio in Cile ed è stato consultato a più riprese qui in Vaticano e anche tramite vie diverse in Cile. In questo flusso d’informazioni c’erano molte delle questioni al centro della lettera del Papa all’Episcopato cileno. Perché? Perché si capiva che il viaggio del Papa era delicato, difficile, "non semplice" disse il cardinale Pietro Parolin, e i motivi erano appunto la crisi della chiesa e la vicenda di Karadima-Barros e i dintorni.
Poi, per concludere, va ricordato che il card. Errázuriz è stato 12 anni arcivescovo di Santiago, diocesi guidata con piglio autoritario, misterioso e decisionista. In questo periodo uno dei temi interni della chiesa cilena era Karadima e le sue malefatte, ma l’arcivescovo ha fatto ogni cosa per insabbiare queste terribili storie di “peccato e crimine” (Benedetto XVI). Ora lui dice che era difficile distinguere la verità dalla bugia. Non era così. Metà degli abitanti della capitale e del quartiere El Bosque conosceva benissimo la verità. L'ex arcivescovo di Santiago neanche ora, in un momento così drammatico perché in gioco la fede di molti cileni, il riflesso del volto di Cristo nella sua Chiesa e il prestigio e l'autorità morale del Santo Padre Francesco, è capace di ammettere la verità.
Forse pensa che può continuare a manipolare, come una volta, le informazioni che devono arrivare in Vaticano e quelle del Vaticano che devono arrivare in Cile. Il cardinale Errázuriz, dopo aver prestato servizio presso la Santa Sede (1990 - 1996, Segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica) è tornato in Cile come “pedina” di una cordata e così ha agito sempre, sino ad oggi.
(Luis Badilla)