lunedì 19 dicembre 2016

Italia
Seicento pellegrini ortodossi russi a Bari per san Nicola. Emblema di unità fra i popoli
L'Osservatore Romano
Gli ortodossi che seguono il calendario giuliano celebrano la festa di san Nicola di Bari, vescovo di Mira, oggi, cioè tredici giorni dopo i cattolici, che hanno onorato la memoria del santo il 6 dicembre. Per l’occasione sono venuti nel capoluogo pugliese, con voli charter da Mosca, circa seicento pellegrini russi. A guidare l’imponente delegazione di fedeli sono cinque alti rappresentanti del patriarcato: il metropolita di Ufa e Sterlitamak, Nikon, il metropolita di Kazan’ e Tatarstan, Feofan, il vescovo di Anadyr e Chukotka, Matfej, il vescovo di Neftekamsk e Birsk, Amvrosij, e il vescovo di Salavat e Kumertau, Nikolaj. Ne dà notizia, fra gli altri, il Centro economia e sviluppo italo-russo: «Bari accoglie sempre con stupore e meraviglia questo cammino spirituale dei cristiani ortodossi. San Nicola — si legge in una nota — è davvero un emblema di unità tra i popoli e di speranza per una pace senza confini».
I pellegrini, da alcuni giorni, stanno partecipando alle funzioni religiose nella cripta della basilica che si susseguono una dopo l’altra. Ieri sera si è svolta una veglia di preghiera nella chiesa russa mentre questa mattina ha avuto luogo, in San Nicola, la liturgia principale, con la partecipazione dei metropoliti e dei vescovi ortodossi e di migliaia di pellegrini giunti anche da altre regioni italiane e dall’estero. «Siamo stati pronti come ogni anno — ha detto il rettore della chiesa russa di Bari, padre Andrey Boytsov — ad accogliere i tanti fedeli ortodossi arrivati per venerare san Nicola e per aprire il loro cuore alla città che noi consideriamo benedetta perché custode delle spoglie del nostro santo più amato».
Da quando in Russia sono state aperte le frontiere a seguito della fine del regime comunista, i pellegrini ortodossi che vengono a Bari a maggio (per la festa della Traslazione) e a dicembre, sono aumentati in maniera esponenziale. Non solo russi, ma anche ucraini, armeni, romeni, serbi, provenienti da tutti i Paesi orientali e dal nord Europa. Avanzano lentamente, in silenzio, per sostare pochi secondi davanti alla tomba del santo, posare oggetti che una volta tornati in patria doneranno ai loro cari, deporre le preghiere con i nomi e le intenzioni di familiari e amici che non possono essere presenti.

L'Osservatore Romano, 19-20 dicembre 2016