sabato 17 settembre 2016

(a cura Redazione "Il sismografo")
Nuove rivelazioni del biografo di Benedetto XVI
(Luis Badilla - ©copyright) "Questo libro è una primizia mondiale. E' la prima volta nella storia della Chiesa che un Papa fa personalmente il bilancio del suo pontificato. Poi nel libro c'è molta spontaneità e trasparenza. Devo dire che all'origine queste conversazioni non erano destinate ad essere pubblicate perché era del materiale che volevo raccogliere per la biografia su Ratzinger che sto scrivendo": così Peter Seewald presenta il suo libro intervista - "Ultime conversazioni" - con Benedetto XVI in un colloquio con il magazine tedesco “Christ und Welt
Seewald spiega che una parte piccola del libro corrisponde a conversazioni durante un momento in cui Ratzinger era ancora Papa. La parte più estesa e corposa invece è materiale raccolto quando ormai era diventato Papa emerito. Ad ogni modo, precisa, si tratta di conversazioni trascorse in un lungo periodo di tempo.
Il giornalista tedesco, biografo di Joseph Ratzinger, parlando del primo incontro con l'ormai Papa emerito ricorda di averlo trovato molto stanco, fisicamente debole, consumato, ma lucidissimo e vivace e sulle molte conversazioni annota: lui "è molto strutturato e il modo di procedere (nei colloqui) era quasi sempre lo stesso. Quando arrivavo mi domandava, Lei come sta? Bene e Lei, era la mia risposta. "Io come posso stare? Solo come un uomo vecchio". E subito dopo si dava inizio alla conversazione. Il tutto in un ambiente semplice. Qualche volta ho detto alle sorelle che si occupavano delle cose di casa che forse lui aveva bisogno di un bicchiere d'acqua, ma Benedetto rifiutava. Non voleva nulla. No beve nulla. In qualche occasione un po' di caffè".
"Ho l'impressione - continua Seewald - che viva immerso nella preghiera. In serata però per lui le notizie sono indispensabili. Suo fratello disse una volta che Joseph Ratzinger era dipendente delle notizie. Di solito non vede altro in Tv. Alla domanda «cosa guarda?»  Ratzinger risponde: «Don Camillo e Peppone». Il Papa emerito va a letto presto".
Joseph Ratzinger, secondo il suo biografo, non si aspettava di vivere a lungo dopo la sua rinuncia. Non si è mai arreso però. In un qualche momento magari ha pensato: questa è stata l'ultima visita. Il giorno dopo però capisce che ha ancora forze e esclama derrappelt! (espressione bavarese) ... eccomi ancora qui! Si potrebbe dire che lui ha vissuto la sua vita. Non voglio dire che sia stanco della vita, ma per lui si è realizzato tutto ormai. Oggi realizza un desiderio: stare in una nuova dimensione, spesso anticipata nel suo pensiero, e cioè essere più vicino a Gesù. Aveva immaginato una vita piuttosto monastica, con meno corrispondenza, meno visite, meno attenzione verso la sua persona.
Sul progetto del libro, Seewald rivela che Benedetto XVI all'inizio non era d'accordo con la pubblicazione di queste conversazioni. Aveva accettato con grande disponibilità pensando al fatto che sarebbe stato pubblicate dopo ... Insomma, questo libro non dovrebbe esistere, ma ora c'è, anche se lui non immaginava che sarebbe stato pubblicato mentre era ancora in vita, perché - ripeto- era stato tutto concepito per la sua biografia.
Sul momento e sul perché il giornalista tedesco decise di chiedere il consenso del Papa emerito per pubblicare "Ultime conversazioni", risponde: "Il tutto mi è rimasto chiaro nel momento della trascrizione dei nastri. Mi sono trovato davanti a commenti e annotazioni sulla sua vita che trovai rilevanti. Un documento storico. Era un Ratzinger diretto, senza le distorsioni dei media, soprattutto nel caso della sua rinuncia. Quella rinuncia è stata un atto impareggiabile sul quale avevamo sostanzialmente solo la sua declaratio, 20 righe in latino. A questo fatto si sono aggiunte leggende e teorie su una presunta cospirazione secondo le quali questa rinuncia non era stata volontaria, che era stata obbligata dagli scandali e addirittura da estorsione. Era necessaria quindi la versione diretta del personaggio storico per mettere fine a storielle senza senso. Perciò, dopo la trascrizione dei nastri, ho provato a convincere il Papa emerito affinché consentisse di  pubblicare questo materiale".
"E' possibile convincere Joseph Ratzinger solo con argomenti ... Ma lui, alla fine, ha posto un solo requisito preventivo: il consenso di Papa Francesco. Non ci sono stati ostacoli".
Sul rapporto fra Benedetto XVI e Papa Francesco, "armonia reale o spettacolo?", Seewald è chiaro e perentorio:
"No!, non c'è nessuno spettacolo. In primo luogo il Papa è il Papa. Ciò vale per tutti i cattolici e a maggior ragione per chi è stato Papa. Non era mai esistito una situazione come quella che viviamo oggi. Tutto ciò che fanno Benedetto e Francesco è qualcosa di nuovo e questo implica la ricerca della forma appropriata anche per le cose più semplici: come parla una persona che è stata Papa? come è il suo abbigliamento? come possono stare uno accanto all'altro un Papa regnante e un Papa emerito? Per cose di questo tipo non esiste una tradizione codificata. Si potrebbe dire che tutti e due creano il papato di questo secolo. Per il futuro si potrebbe ipotizzare l'esistenza di tre "papi": uno titolare e due emeriti. Francesco ha fatto capire con chiarezza che è possibile una sua rinuncia se non fosse più capace di esercitare le sue funzioni".
Con riferimento al loro rapporto personale, Peter Seewald racconta: "Penso che fra loro due esista una prossimità personale. Nel libro, Ratzinger sulla domanda se lui ha problemi con lo stile di Francesco, mi risponde: 'No, al contrario. Credo che ciò sia buono'. Ricordo che Francesco ha chiamato Benedetto grande dottore della Chiesa, il cui spirito 'si manifesta sempre più grande e più potente di generazione in generazione'. Si vedono in diverse occasioni. Si scrivono lettere, scambiano idee. Benedetto parla serenamente sulle differenze di temperamento fra di loro. Potrebbe esserci qualche differenza su ciò che fa il suo successore, ma a lui piace la vitalità che
Francesco dà (alla Chiesa)  ogni giorno. Lo possono vedere tutti".