giovedì 29 settembre 2016

Vaticano
Alle periferie dell’Europa cristiana
L'Osservatore Romano
(Kurt Koch) Con il suo prossimo viaggio in Georgia e in Azerbaigian, Papa Francesco prosegue il suo avvicinamento “periferico” all’Europa che l’ha già portato a Lampedusa, Tirana, Sarajevo, Lesvos, Erevan, e che presto lo condurrà a Lund. È da queste regioni molto diverse tra loro, ma situate tutte ai confini dell’Europa, regioni in cui s’intrecciano le sfide della nostra epoca e in cui i cattolici sono spesso minoritari, che il Pontefice volge il suo sguardo sul continente.
Uno sguardo che è stato giustamente definito «sguardo di Magellano», in riferimento alla percezione diversa che ebbe del nostro continente il celebre esploratore al ritorno della sua circumnavigazione. Adottando un punto di vista esterno, Papa Francesco, venuto dalla «fine del mondo», come lui stesso ha detto, ci invita a rivolgere uno sguardo decentrato sull’Europa, attraverso le sue periferie. La Georgia è una di queste regioni periferiche dell’Europa. È anche uno dei più antichi paesi cristiani, che fa risalire la sua evangelizzazione alla predicazione dell’apostolo Andrea e a quella di una donna straordinaria del iv secolo, santa Nino di Cappadocia. La Chiesa ortodossa appariva storicamente come il crogiolo della cultura georgiana e la custode dell’identità della nazione. L’alfabeto è stato creato per predicare nella lingua del popolo, una lingua utilizzata fin dal v secolo per la liturgia, che ha cristallizzato l’identità georgiana. Mentre le invasioni o le annessioni devastavano il paese, i monaci, dispersi in Medio oriente e nel Mediterraneo orientale, permisero, attraverso la scrittura, di salvarne la cultura.
L'Osservatore Romano, 29-30 settembre 2016