Vaticano
Avvenire(Stefania Falasca) «L'asticella alta per i sacerdoti, i vescovi, i cardinali non l' ha messa il Papa, ma il Vangelo, che ha le sue esigenze radicali». Così il cardinale Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il clero, nel giorno del ritiro spirituale giubilare per i sacerdoti e seminaristi voluto da papa Francesco a Roma.
Eminenza, oggi è una giornata particolare per i sacerdoti. Che significato ha questo momento?
È un momento di straordinaria importanza perché, mentre la Chiesa intera celebra un Anno giubilare straordinario della misericordia, il Papa, che pure diverse volte ha parlato al clero, ha deciso di dedicare ai preti un vero e proprio ritiro spirituale, offrendo tre meditazioni. Direi, una giornata speciale del Giubileo che è prossima alla festa del Sacro Cuore di Gesù.
Contemplando il Cuore di Cristo Buon Pastore, il successore di Pietro desidera parlare da vicino al cuore dei sacerdoti di tutto il mondo. Sarà un' occasione, per molti sacerdoti, di ritornare alla freschezza del Vangelo per il quale offrono la vita, immergendosi nel silenzio, nell'ascolto, nella preghiera e, insieme, vivendo l'opportunità di un'esperienza di comunione con il Papa e con tutta la Chiesa.
Ascoltando le sue parole alcuni sacerdoti non hanno nascosto tuttavia di sentirsi a volte un po' maltrattati. È così?
Sembra che spesso sia questo il sentire comune dei preti. Ho qui una lettera di un sacerdote proprio su questo tema. Penso che un po' tutti noi, da quella famosa sera dell' elezione papale, abbiamo dovuto abituarci a uno stile comunicativo diverso dal solito, perché papa Francesco ha un linguaggio semplice e incisivo, fatto di immagini e parole- chiave. Lo scopo è quello di provocare una sana inquietudine, non quella di bastonare o maltrattare. Spesso, usando una sorta di tecnica oratoria e retorica antica, egli afferma qualcosa di forte o di negativo, ma solo per richiamare un ideale positivo. È importante leggere e meditare il magistero del Papa nell' insieme: ci si accorgerebbe che pur richiamando i suoi figli come fa un buon padre di famiglia, ha parole di grande tenerezza e vicinanza verso i sacerdoti. Due esempi su tutti: l'omelia della Messa crismale dedicata alla stanchezza dei sacerdoti e il recente discorso all'Assemblea generale della Cei, nel quale invita a contemplare il volto e il cuore dei tanti preti che, scalzi come Mosè offrono l'olio della consolazione e della speranza, facendosi prossimi a tutti.
Anche l'appello del Papa di tenere le porte delle chiese sempre aperte ha destato però qualche perplessità tra i sacerdoti…
Anche in questo caso, non bisogna interpretare in modo rigidamente letterale le immagini che il Papa usa. 'Porte aperte' è simbolo che evoca un servizio fatto di disponibilità e donazione, che non si riduce a un ruolo impiegatizio o a un lavoro a ore. In questo senso, il Papa non intende certo dire che bisogna rinunciare al riposo o lanciarsi nell' iperattivismo, ma, invece, vuole stimolarci a intendere il ministero come una generosa offerta di vita. D'altra parte, egli parla con autorità, dal momento che offre una grande testimonianza, gestendo un'agenda fitta di incontri e appuntamenti e soffermandosi spesso a salutare le persone una per una, in tempi spesso logoranti.
Un servizio che però può diventare una richiesta troppo esigente?
Non dobbiamo dimenticare che le mete del cammino spirituale richiedono un impegno totalizzante. L' asticella alta per i sacerdoti, i vescovi, i cardinali non l' ha messa il Papa, ma il Vangelo, che ha le sue esigenze radicali. Ai suoi seguaci Gesù dice che chi si prepara a seguirlo davvero, non avrà dove posare il capo. Come prefetto della Congregazione del clero lei ha a che fare con sacerdoti di tutto il mondo.
Quali sono i problemi del clero che lei considera più urgenti?
In Occidente, la figura del prete è divenuta meno centrale nella società e, a causa di una certa crisi della fede e della pratica religiosa, non sempre è facile per un prete sentirsi nei propri abiti, cioè nella propria identità. A questo si aggiunge il calo delle vocazioni, che rende spesso più complessa la gestione pastorale e parrocchiale delle diocesi e, non di rado, rischia di sovraccaricare di lavoro i sacerdoti. Una terza problematica, nella fretta del nostro tempo e sotto la pressione di una simile aspettativa pastorale, riguarda lo spazio e l' energia per la cura della vita spirituale e per la formazione, così che essi trovano talvolta difficile l'armonia tra spiritualità e ministero, preghiera e servizio.
Quali sono i casi problematici che con più frequenza arrivano al suo dicastero? Un posto di rilievo è certamente occupato dalla tematica dell' affettività. Questo è un ambito delicato della persona, che tocca la sua sfera intima ed è influenzato, in positivo e in negativo, da condizionamenti personali, familiari, sociali e culturali. Di certo, la situazione oggi appare problematica perché tutti - e quindi anche i preti che sono figli di questo tempo - ci troviamo immersi in cultura del provvisorio, nella quale i legami - come viene spesso ripetuto nella sociologia religiosa - sono diventati 'liquidi'. Ciò rischia di non dare ai candidati al sacerdozio quella solidità psichica e affettiva di cui invece c' è bisogno. Occorre lavorare molto, unendo gli sforzi di tutti gli agenti vocazionali, per la formazione umana e affettiva dei futuri preti, accompagnarli in un cammino di profonda autoconoscenza, aiutarli a superare eventuali problematiche e a crescere nella capacità di vivere relazioni serene, limpide e sobrie.
Di che cosa ha più bisogno oggi un sacerdote?
La prima cosa di cui c'è bisogno è sempre una spiritualità autentica e viva, cioè l' esperienza personale della relazione con Dio, del Suo amore e del Suo perdono. Il Papa nella Messa Crismale di due anni fa ha detto che 'il sacerdote è il più povero tra gli uomini se Gesù non lo arricchisce'. Possiamo servire il popolo di Dio, curare le sue ferite, annunciare e testimoniare la gioia del Vangelo, solo se noi per primi siamo immersi nel cuore di Dio e facciamo esperienza del Suo amore e della Sua misericordia.
In questi tre anni alla guida della Congregazione del clero, che coincidono con l'inizio del pontificato di Francesco, quali cambiamenti ha potuto registrare nel clero?
Il lavoro nel dicastero rappresenta una speciale opportunità per conoscere i preti e la vita sacerdotale. Cerchiamo di impegnarci, in un clima di reciproca collaborazione, ad andare sempre oltre le carte e i documenti, sapendo che dietro a essi vi è la storia dei nostri confratelli e, così, cerchiamo di lavorare perché tutti i preti possano sentirsi accompagnati e avvertire che la Congregazione è un po' come la loro casa. I sacerdoti oggi hanno nuove sfide da affrontare, ma, insieme, una grande sete di formazione, di spiritualità e di autenticità nel ministero. Ascoltando papa Francesco, tutti i sacerdoti sono richiamati a una permanente conversione, che li renda pastori dal cuore aperto, 'in 'uscita' verso le periferie esistenziali.
Quali possono essere le resistenze a questa chiamata alla conversione?
La grande maggioranza dei preti vede e sente la vicinanza del Papa e avverte come un conforto la sua testimonianza. Certo, esiste sempre in ciascuno di noi la tentazione di rimanere immobili nei nostri schemi e nelle nostre abitudini, più rassicurati da un cliché sacrale che ci siamo costruiti nel tempo, che, invece, provocati da un cammino permanente e dalle sorprese dello Spirito. Può capitare che vi siano frange di sacerdoti un po' più resistenti in tal senso, magari più legati all' esteriorità o eccessivamente preoccupati della difesa del passato.
Ma secondo lei si è capito o no quello che il Papa vuole oggi dai sacerdoti?
Il Papa ci chiede di superare la tentazione di sentirci 'padroni del gregge' o di diventare semplici 'funzionari del sacro'. Egli ci esorta a diventare pastori secondo il cuore di Cristo che, in mezzo al popolo di Dio, sono pronti a ungere con l' olio dello Spirito i fratelli, soprattutto i più poveri e più emarginati. In fondo, il Santo Padre ci richiama l' essenza del Vangelo: dare la vita per gli altri è l' unico modo per riceverla in abbondanza e per godere, fin d' ora, della gioia che il Padre vuole donarci.