sabato 20 dicembre 2014

(Luis Badilla) Quando l'attuale Papa Francesco era neo-arcivescovo di Buenos Aires, cattedra nella quale succedete il Primate cardinale Antonio Quarracino il 28 febbraio 1998, scrisse un piccolo libro (luglio 1998), articolato in diversi capitoli, dedicato alla visita storica di Giovanni Paolo II a Cuba tra il 21 e il 26 gennaio 1998. Il volumetto, solo in vendita, e disponibile in lingua spagnola, da oltre un anno viene periodicamente citato, soprattutto da giornalisti o scrittori che hanno scritto biografie su Jorge Mario Bergoglio.
Si tratta però di un libro poco conosciuto e che spesso si presenta come "scritto dopo la visita di Bergoglio a Cuba dove si recò accompagnando Papa Wojtyla". Da diverse nostre indagini e richieste a persone ben informate non risulta che l'ex arcivescovo di Buenos Aires si sia mai recato in vita sua a Cuba. Alcune fonti affermano che era prevista la presenza di Bergoglio in concomitanza con la visita di Giovanni Paolo II ma, all'ultimo momento, il presule dovette sospendere il viaggio per il quale aveva chiesto il visto d'ingresso.
Il testo di Bergoglio è incentrato quasi tutto sul magistero di Giovanni Paolo II a Cuba (omelie, discorsi, saluti) e si propone sottolineare due aspetti: il dialogo non solo è possibile ma anche necessario e poi questo dialogo se sincero e onesto dà frutti rilevanti per tutti. L'ex arcivescovo di Buenos Aires elogia la lungimiranza e il coraggio di Papa Wojtyla e anticipa che prima o dopo questi frutti arriveranno. Al tempo stesso Bergoglio difende con fermezza la missione e il ruolo della Chiesa cattolica in Cuba ricordando non solo le sue molte sofferenze ma evidenziando quanto questa chiesa può dare al suo popolo e alla nazione cubana dov'è pellegrina per volere di Cristo. Al tempo stesso in diversi momenti dello scritto di Bergoglio si leggono critiche ad alcuni aspetti importanti della Rivoluzione cubana e al sistema socialista, in particolare a tutto ciò che per scelta ideologica, programma politico o disposizione amministrativa ostacola "la dignità trascendente della persona umana". Vi sono anche nel testo, in linea con Papa Giovanni Paolo II, i vescovi cubani e statunitensi, dure critiche all'embargo e all'isolamento economico che Washington impone all'isola, critiche che si concludono con un incoraggiamento a lottare per rimuovere questa situazione che causa solo danno al popolo, in particolare ai più deboli. Ad ogni modo la conclusione principale, "la lezione" del viaggio apostolico di Papa Wojtyla, è perentoria per Jorge Mario Bergoglio: nelle loro diversità Giovanni Paolo II e F. Castro si sono incontrati, hanno parlato, si sono ascoltati reciprocamente con affetto e rispetto, hanno aperto un dialogo, l'unica via vera e duratura per vivere insieme in armonia e collaborazione anche quando vi sono tra le parti opinioni o punti di vista differenti. In altre parole, Jorge Mario Bergoglio già 16 anni fa la pensava come oggi. A Buenos Aires il suo pensiero e la sua analisi erano un auspicio. Ora, in Vaticano, l'auspicio è diventato esortazione e azione diplomatica.