(a cura Redazione "Il sismografo")
In occasione del primo anniversario della rinuncia di Papa Benedetto XVI (11 febbraio 2013 - 11 febbraio 2014) abbiamo interpellato diversi vaticanisti con questa domanda: A un anno di distanza dalla rinuncia di Papa Ratzinger e dei fatti successivi quale considerazione fondamentale ti senti di fare, quella che ritiene la più rilevante? Ecco la risposta di:
Marco Tosatti
Credo che gli otto anni di Benedetto XVI siano stati fondamentali. Il suo lavoro – oscuro, ingrato, e sicuramente pochissimo percepito e valorizzato dai mass media – di ripulitura dall’interno della Chiesa di non pochi suoi membri deboli o scarsamente capaci (una novantina di vescovi, e centinaia e centinaia di sacerdoti) ha permesso alla Chiesa di presentarsi al mondo con un aspetto nuovo.
Marco Tosatti
Credo che gli otto anni di Benedetto XVI siano stati fondamentali. Il suo lavoro – oscuro, ingrato, e sicuramente pochissimo percepito e valorizzato dai mass media – di ripulitura dall’interno della Chiesa di non pochi suoi membri deboli o scarsamente capaci (una novantina di vescovi, e centinaia e centinaia di sacerdoti) ha permesso alla Chiesa di presentarsi al mondo con un aspetto nuovo.
La recente polemica scatenata dal rapporto dell’Onu lo dimostra: le accuse, o molte di esse, erano datate, proprio grazie al lavoro di Benedetto.
Ma il suo regno – che per me è stato un seguito, senza soluzione di continuità reale con il pontificato di Giovanni Paolo II – ha permesso alla Chiesa e ai cardinali, certamente scossi dalla scomparsa, ormai nove anni fa, di quel gigante umano e religioso che è stato papa Wojtyla, di respirare, e cercare di dare inizio a un reale “dopo Wojtyla”. Con quanta saggezza e fortuna, sarà il tempo a dirlo. Ripeto quello che già mi sono trovato a dire in tempi non sospetti: che la lealtà e la bontà di Benedetto XVI, e la sua sfortuna nella scelta di alcuni collaboratori diretti gli hanno impedito di proseguire su una strada da cui certamente la Chiesa aveva tratto beneficio.