martedì 1 ottobre 2013

(a cura Redazione "Il sismografo")
(Luis Badilla) Nessuna sorpresa sulle riflessioni di Papa Francesco nella sua intervista rilasciata a Eugenio Scalfari e pubblicata oggi, in merito alla Curia e più in generale al governo centrale della Chiesa. E certamente non sarà una sorpresa per i cardinali, elettori e non elettori, poiché in una delle Congregazioni generali pre-Conclave, l'allora cardinale Jorge Mario Bergoglio affrontò apertamente la questione così come fecero altri cardinali, inclusi alcuni di Curia.
Sul problema si parlò in numerosi interventi e a più riprese molti porporati si pronunciarono sul problema esortando ad una riforma profonda e relativamente rapida della Curia e dei meccanismi e istanze del governo centrale della Chiesa Universale. Nel famoso testo usato dal cardinale Bergoglio come scaletta per il suo breve ma incisivo intervento, e che poi donò al cardinale Jaime Ortega, arcivescovo dell'Avana (e che lui con la dovuta autorizzazione fece pubblicare), si parla apertamente sulla questione. L'arcivescovo di Buenos Aires fece riferimento - nei punti 2 e 3 dei 4 della sua allocuzione -  alla chiesa autoreferenziale ... che guarda sempre se stessa ... in una sorta di narcisismo teologico ... e che rinchiude Gesù Cristo dentro di sé senza farlo uscire ... Dopo queste parole il cardinale Bergoglio parlò delle due strade possibili: una, la chiesa evangelizzatrice capace di uscire da se stessa e l'altra, una chiesa mondana, che vive per se stessa, piegata su se stessa e solo per se stessa. Questa doppia considerazione, affermò il cardinale Bergoglio, indica due strade: un bivio. Ora si deve decidere. E il 13 marzo 2013, quattro giorni dopo quell'intervento, il Conclave prese una decisione: elesse Successore di Pietro il cardinale Jorge Mario Bergoglio.
Pensiamo che quando si leggono le ormai famose tre interviste di Papa Francesco, ma anche altri suoi testi, sia necessario tener presente sempre gli appunti pre-conclave del Papa.
Testo integrale degli appunti del cardinale Bergoglio (Roma, 9 marzo 2013).
Si è fatto riferimento all’evangelizzazione. È la ragion d’essere della Chiesa. "La dolce e confortante gioia di evangelizzare" (Paolo VI). È lo stesso Gesù Cristo che, da dentro, ci spinge.
1) Evangelizzare implica zelo apostolico. Evangelizzare presuppone nella Chiesa la "parresìa" di uscire da se stessa. La Chiesa è chiamata a uscire da se stessa e ad andare verso le periferie, non solo quelle geografiche, ma anche quelle esistenziali: quelle del mi­stero del peccato, del dolore, dell’ingiustizia, quelle dell’ignoranza e dell’assenza di fede, quelle del pensiero, quelle di ogni forma di miseria.
2) Quando la Chiesa non esce da se stessa per evangelizzare diviene autoreferenziale e allora si ammala (si pensi alla donna curva su se stessa del Vangelo). I mali che, nel trascorrere del tempo, affliggono le istituzioni ecclesiastiche hanno una radice nell’autoreferenzialità, in una sorta di narcisismo teologico. Nell’Apocalisse, Gesù dice che Lui sta sulla soglia e chiama. Evidentemente il testo si riferisce al fatto che Lui sta fuori dalla porta e bussa per entrare... Però a volte penso che Gesù bussi da dentro, perché lo lasciamo uscire. La Chiesa autoreferenziale pretende di tenere Gesù Cristo dentro di sé e non lo lascia uscire.
3) La Chiesa, quando è autoreferenziale, senza rendersene conto, crede di avere luce propria; smette di essere il "mysterium lunae" e dà luogo a quel male così grave che è la mondanità spirituale (secondo De Lubac, il male peggiore in cui può incorrere la Chiesa): quel vivere per darsi glo­ria gli uni con gli altri. Semplificando, ci sono due immagini di Chiesa: la Chiesa evangeliz­zatrice che esce da se stessa; quella del "Dei Verbum religiose audiens et fidenter proclamans" (la Chiesa che religiosamen­te ascolta e fedelmente proclama la Parola di Dio), o la Chiesa mondana che vi­ve in sé, da sé, per sé. Questo deve illuminare i possibili cambiamenti e riforme da realizzare per la salvezza delle anime.
4) Pensando al prossimo Papa: un uomo che, attraverso la contempla­zione di Gesù Cristo e l’adorazione di Gesù Cristo, aiuti la Chiesa a uscire da se stessa verso le periferie esistenziali, che la aiuti a essere la madre feconda che vive "della dolce e confortante gioia dell’evangelizzare". Roma, 9 marzo 2013.